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questa parte, non avesse lasciato il primo sbirro intrigato nelle gambe del tavolo per scagliarsi sull’altro.

Lo afferrò colle mani alla vita, e puntando un piede al muro, collo slancio e col vigore elastico de’ suoi vent’anni, riuscì a strappare la guardia dall’uscio, innanzi al quale si piantò lui, pallido come un cadavere, ansante, ruggente, non armato che della sua generosa sventatezza.

La lotta stava per cominciare da capo, se la prima guardia, uscita tra la finestra e il tavolo, col viso e colle mani tagliuzzate dal vetro, per spirito brutale di vendetta non l’avesse assalito colla spada sguainata, correndo a colpirlo col pomo di questa sul viso e sulla testa, assalendolo di fianco e mandandolo ruzzolone col capo in sangue in un canto della stanza.

Le due guardie non ebbero difficoltà a levar dai gangheri l’uscio e a metter le mani sul vecchio imprudente.

Ma intanto al diavolìo si erano risvegliati i pochi casigliani e la gente cominciò a radunarsi sulla porta delle «due beate.» Da un piccolo male Ferruccio ne aveva fatto nascere dieci grossi, oltre ai pettegolezzi e al disonore e allo spavento delle donne. Ma a vent’anni non si sa ancora scegliere con giudizio in mezzo ai mali.