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dico nulla. Oltre al vantaggio pecuniario, tu gli puoi, diremo così, restaurare il morale. Da una settimana è già diventato più grasso. Ma ne abbiamo passate di notti dolorose, la mia figliuola! Tu non volevi credere alle mie lettere, quando ti scrivevo che quasi non si aveva più denaro da comperare la tela di una camicia. A te non mancava nulla laggiù, e quando si è nell’abbondanza, non si sanno nemmeno immaginare certe angustie e certe mancanze. Amen, tutto questo è passato, e Dio ci ha voluto bene. Adesso riposa un poco, la mia figliuola, non pensare a tante cose, piglia qualche cucchiaino di magnesia, che fa bene, in quanto il corpo aiuta l’anima. Un giorno andremo insieme a San Donato a vedere quel che c’è da fare... e il Signore benedica te e quel povero uomo che ti ha fatto del bene.

Papà Botta a parole non diceva nulla, ma si vedeva dagli occhi, si vedeva dal modo in cui moveva le braccia e le gambe che in lui camminava un morto risuscitato. Ora le Cascine e San Donato avrebbero fatto una cosa sola; il mio è tuo, il tuo è mio. Una mano di biglietti da mille è sempre il miglior concime per i fondi della Bassa... La sua casa era salva, i suoi figliuoli eran salvi, e l’avvenire, grazie ai meriti e alla virtù di quella povera figliuola, poteva dirsi assicurato. Quando la ricondusse alle Cascine nel suo vestito di lutto, a papà Botta parve di tirarsi dietro un angelo fatto prigioniero. Pensò a mettere in ordine la stanza, sbarazzandola dei centomila attrezzi, che il disordine e la malavoglia avevano ammucchiato in mezzo alla polvere e alle ragnatele.

Se fosse venuta in casa la Madonna, papà Botta

E. De Marchi - Arabella. 26