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compagnia, e intanto si vedrà quel che si potrà fare. Ma bisogna partir subito sabato...

— Dopodomani? — chiese la Colomba, sbarrando gli occhi e alzando le due mani in aria. — Ed è molto lontana questa città... come si dice?

— È un poco lontana, ma noi gli procureremo delle raccomandazioni. Le mie monache vi devono avere una casa. Gli daremo del denaro abbastanza perchè non abbia a soffrire. Ferruccio ha del coraggio e saprà fare laggiù quella fortuna che non gli lasciano fare a casa sua. Non c’è più nulla di buono da raccogliere in questo vecchio paese. Il signor delegato ha promesso di aiutarci e farà avere stasera un buon attestato. Niente lo lega al suo paese. Vorrei esser libera come lui! veder del mondo, veder della gente nuova...

E poichè Colomba chinava la testa avvilita, Arabella si chinò verso di lei e le disse piano:

— Non aspetterete che ve lo maltrattino, come avete visto fare a quel ragazzaccio...

E a Ferruccio, che la contemplava con occhio fisso e brillante, disse:

— Lei non si lascierà mettere le mani addosso.

Il giovine scattò dalla sedia e mosse alcuni passi sul ballatoio, colla testa bassa, colla mano dentro i capelli. Quando tornò nel vano della finestra, esclamò:

— Va bene, son pronto.

— Tu, tu non lo dirai a quella povera donna — singhiozzò la zia Colomba, indicando l’uscio della malata. — Basterebbe a farmela morire, allora resterei qui sola come un cane. A lei e a tuo padre diremo che hai accettato il posto che ti ha offerto il padre Barca, che parti per qualche tempo per Genova.