Pagina:Arabella.djvu/94

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e intollerante, si accostò al pover’uomo, che non osava alzare il capo, e gli disse: — Questa lettera, veramente, io me l’aspettavo così poco, che non so che cosa rispondere. Bisogna a ogni modo che io rifletta, che interroghi me stessa. Ne parleremo anche colla mamma. Io non conosco questa gente: e son così lontana dall’idea di maritarmi... Ma intanto si faccia coraggio, papà, non si avvilisca in questa maniera. Ha visto che Dio ci ha sempre aiutati in cento altre circostanze...

Paolino, soffocato dalle lagrime e dalla commozione che suscitava in lui la voce tenera e pietosa della figliuola, alzò un poco la testa, prese la mano della ragazza, se la strinse nelle sue, e voleva dire ancora ch’egli non cercava il sacrificio di nessuno, che aveva parlato solo per iscrupolo di coscienza, che qualunque fosse la risposta, il suo cuore non si sarebbe mutato per rispetto alla sua cara Arabella; ma di tutto ciò non potè dir nulla. Si sentiva un uomo strozzato.

La voce della mamma in fondo della scala chiamò a cena, e come se quel grido disturbasse due innamorati, papà Botta scappò via. Arabella raccolse il bucato e chiuse la finestra.



Peccato! camminava così serena e sicura nella strada della sua vocazione ed era già così vicina a toccare il porto della sua pace, che la monachella si irritò non senza qualche ragione contro questo improvviso ostacolo e si meravigliò di non trovare in