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156 Scritti vari

todossia. Ciò aveva fatto, come dico, in forza di un istinto eminentemente liberale che mi ha sempre predominato: dell’istinto cioè della razionalizzazione del mio pensiero.

E quante prove di ciò potrei addurre se volessi! Ma basti ora questa sola che soggiungo.

In un libello anonimo contro di me, pubblicato a Bologna nel 1881, evidentemente sotto l’ispirazione di una persona che visse con me nel seminario di Mantova1, rappresentandovi il polo del clericalismo, mentre io vi rappresentava il polo del liberalismo, si allude al fatto molto eloquente, che, negli esami da me sostenuti nelle discipline teologiche, il presidente della commissione esaminatrice rilevò nelle mie idee il veleno dell’eghelianismo.

Cosa ben curiosa!

Nel libello di Bologna del 1881 io sono un rivoluzionano ultra fino dal 1850; nel libello di Bologna del 1883 io sono stato un reazionario ultra fino al 1870.

Analisi della prova numero due.

Nei passo addotto dalla Gazzetta, io mi rimetto circa la confessione ad un giudizio di Voltaire. E per ciò mi chiama reazionario.

Bellissima questa! Reazionario come Voltaire, vorrà dire.

Analisi della prova numero tre.

La Gazzetta la rinviene massimamente nelle seguenti parole della mia Prolusione del 1881: Salde queste mie convinzioni e sacre, malgrado che, quali sono ora da ultimo, di formazione tardiva assai e soprattutto affatto insperata.

Nessuno che sia onesto può mettere in dubbio che io qui parli d’altro fuorchè delle convinzioni dell’ordine scientifico. Ora, vuol dire la Gazzetta che il solo fatto delle convinzioni scientifiche diverse porta di necessità

  1. Forse il Parocchi?