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168 Scritti vari

essa, come Istituzione, non accetta e non esclude il positivismo, scaldandosi al gran fuoco della assoluta libertà di pensiero e di coscienza?

Se Roberto Ardigò per gli scrittori del Risveglio liberale e per gli altri conta per millanta, per la Massoneria conta per uno; e contro quell’uno essa potrebbe schierare le migliaja. Non parliamo dei grandi intelletti del secolo decorso: può essere che all’epoca della Rivoluzione francese il mondo fosse tanto più indietro d’oggi da non capire che la Massoneria rappresentava un controsenso, un anacronismo! Ma e Gian Domenico Romagnosi, che tenne seggio di Oratore nell’antica Loggia La Cisalpina? E il grande filosofo positivista Littré che, settuagenario, a somiglianza di Voltaire, chiese l’onore di essere ricevuto in una Loggia francese? E nei tempi nostri — citiamo a memoria e soltanto gli Italiani ed i morti — Giuseppe Garibaldi, Aurelio Saffi, Giuseppe Avezzana, Federico Campanella, Agostino Bertani, Giuseppe Ceneri, Quirico Filopanti, Nino Bixio, Giuseppe Mazzoni, Terenzio Mamiani, Oreste Regnoli, Giuseppe Petroni, Mauro Macchi, Giovanni Nicotera, Filippo Cordova, Domenico Farini, Orazio Antinori, Francesco Crispi, Antonio Mordini, Giuseppe Dolfi, Gaetano La Loggia, Giuseppe Libertini, Luigi Pianciani, Niccola Fabrizi, Felice Govean, Timoteo Riboli, Angelo Pichi, Ludovico Frapolli, Francesco de Luca, Francesco Curzio, Agostino Depretis, Pietro De Roberti, Federico Pescetto, Luigi Orlando, Ariodante Fabretti, Giorgio Asproni, Vittorio Bòttego, uomini insigni nella politica, nelle armi, nelle scienze, nelle lettere, nelle arti, tutti massoni convinti, operosi, insigniti dei più alti gradi nell’Ordine, a capo dei quali il duce dei mille, che si compiaceva del titolo di Gran Maestro e di primo massone italiano, erano forse cervelli rammolliti, anime sciocche così da entrare e rimanere in una Istituzione che fosse un anacronismo, un non senso? Il Risveglio liberale si tenga, dunque, e si abbracci forte il suo Roberto Ardigò: noi ci teniamo questi altri.