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la reazione del sentimento personale, che se ne sente offeso, fanno l’effetto contrario. Come fu il martirio a creare la scienza, così è il martirio a rinforzare la fede.

Il libero pensatore, veramente tale, nella serenità della sua salda e incrollabile convinzione, tranquillo, con assoluta amorosa tolleranza, guarda l’illuso della superstizione con un senso pietoso, e non se ne sente offeso, come chi della libertà di pensiero fa una bandiera di partito, abbracciata, molte volte, per ragioni puramente passionali, e non logiche definitive, e quindi ancora col dubbio affannoso di poter essere sopraffatto una qualche volta di nuovo dalla persistenza delle avite, non del tutto nel fondo dell’animo, sradicate credenze.

(Il Parmenide, Copersito, ottobre 1908).


14.
Le immagini rovesciate.


In un articolo «Che cosa è la filosofia?» pubblicato nel precedente numero della Rivista di Psicologia il professor Binet attribuiva allo Stratton un’esperienza ben nota dell’Ardigò, di molto anteriore, e pubblicata nella Monografia sulla Percezione, contenuta nel volume IV delle Opere filosofiche (la cui prima edizione è dell’anno 1886). ― Non potrebbe interessare i lettori della Rivista — scrive A. — di sapere che fu fatto in Italia, prima che altrove, ciò che ivi è lodato? Per questo ho pensato di trascrivere il passo in discorso dei mio libro:

«Parecchi anni fa io soleva ripetere un esperimento da me immaginato per isciogliere positivamente la questione nata dal fatto, che le immagini degli oggetti sulla retina si hanno rovesciate. Io mi applicava sugli occhi, convenientemente montato, un prisma di vetro a sezione di triangolo rettangolo, rivolto in modo che la faccia dell’ipotenusa stesse orizzontalmente di sopra, e quindi ri-