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Lettere 249


Nelle mie azioni seguo solo il dettame della mia coscienza: e non le ragioni dei partiti: massime di quelli dai quali il nostro paese non può aspettarsi che danno e vergogna.

Ieri, perchè tornava loro conto di farmi passare per uno dei loro, che non sono mai stato (e lo sanno o devono saperlo), mi proclamarono, con lodi che mi facevano schifo, il loro maestro: e ciò senza intendermi o intendendomi a rovescio. Oggi, perchè non mi trovano pronto a prostituirmi alle loro mire parricide, vogliono pigliarmi per un orecchio perchè ascolti e impari la lezione che (molto ingenuamente) si arrogano di recitarmi. Oh! quanto ho ragione di dire con Orazio: Odi profanum vulgus et anceo!

Prof. Roberto Ardigò

(Gazzetta di Mantova, 29 novembre 1883).


L’ultima parola. Il Bacchiglione, giornale padovano democratico, non certo dei meno frementi, deplorò nel suo numero 335 che il prof. Ardigò fosse fatto segno ad ingiurie scurrili, sino a strappargli la nota dichiarazione, per la sua adesione al Pellegrinaggio: e fece notare come egli non poteva non aver dato «un alto significato a quella dimostraziome, che, se non altro, è una solenne protesta contro il Vaticanesimo».

(Non era quindi da prendersi sotto altra veste il suo passo, ma considerare quale importanza più universale il suo intervento sarà per dare a questa dimostrazione).

Il prof. Ardigò mandava immantinenti al giornale padovano la seguente importantissima lettera:

Padova, 4 dicembre 1883.


Ai miei amici del «Bacchiglione».

Carissimi. Venuto a Padova, leggo oggi nel vostro giornale del primo dicembre le parole da voi scritte sulla mia dichiarazione relativa al pellegrinaggio. Voi mi conoscete troppo bene perchè possiate ingannarvi sul mio