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di queste cose, gli vorrei parlare così. Tutti quelli che hanno creduto alla confessione, e furono tutti i fedeli cominciando dal principio della chiesa; tutti quelli che hanno lasciato scritto di credervi (ne abbiamo citati alcuni, e a citarli tutti ci vorrebbero dei volumi), fondano la loro fede sulle parole di G. C. riferite nel Vangelo di S. Giovanni1 «Saranno rimessi i peccati a quelli ai quali voi li rimetterete, saranno ritenuti a quelli ai quali Voi li riterrete»; corrispondenti alle altre riferite da S. Matteo2 «Ciò che avrete legato sulla terra sarà legato anche in cielo, e ciò che avrete sciolto sulla terra sarà sciolto anche in cielo». Il canone stesso del concilio di Laterano, che prescrive la confessione una volta all’anno, vi fa allusione parlando del caso nel quale un sacerdote non può «solvere vel ligare3», Vengono cioè tutti a dire: Qual’è la ragione per cui il peccatore deve svelare al sacerdote il proprio peccato? Affinchè possa questi essere in grado di giudicare, se abbia da pronunciare o meno la sentenza del perdono. Questa sentenza del perdono, ossia l’assoluzione, è l’unica ragione del confessarsi. Ora voi, dicendo che c’era la confessione senza l’assoluzione, ponete l’effetto e negate la sua causa. E dite d’esser logico e logico solo voi?

«Però lo Spirito Santo pensò di far eleggere dai santissimi Cardinali: papa Eugenio IV, e questo nel concilio di Firenze del 1439 fece proclamare la confessione un sacramento istituito da G. C.!!»

Di che si è occupato questo concilio? Si è occupato della riunione alla chiesa romana dei greci e degli altri orientali, che ne erano da lungo tempo divisi. Vi si discussero i punti controversi. Ciò in che si era d’accordo

  1. XX, 23.
  2. XVIII, 18.
  3. Labbeo, t. VII, c. 35.