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accordato, non un’espulsione vergognosa) locorum Ordinariis, ad quos declinare contigerit, maximopere commendamus (veda quanto è vero che fui vergognosamente scacciato!), ut Te benigne excipiant, ad Sacrum peragendum admittant, in cunctis faveant ac tueantur.

Il Desanctis partì da Roma il 12 settembre 1847; giunto in Ancona si presentò a quel Vescovo e senza nessuna osservazione, ottenne immediatamente il celebret, del quale però non si servì, ma lo ha. Se tutto ciò non bastasse, il Desanctis ha una lettera di tre pagine, tutta scritta di proprio pugno dal Cardinal Ferretti, Segretario di Stato, in data 22 ottobre 1847, cioè 40 giorni dopo che era partito da Roma, nella quale quel Cardinale lo chiama mio caro De Sanctis, e dopo una calorosa esortazione a tornare a Roma (e voi dite che ne era stato vergognosamente scacciato!), dice: «Io le scrivo ispirato dal Padre comune dei Fedeli, dal nostro Angelo di Dio in terra, dal suo e mio Pio IX, e non ho mai più volontieri ubbidito ai suoi comandi che in questa occasione, in cui mi ha ordinato d’invitarla a ritornare subito e con coraggio tra le sue braccia... dia anche a me, al Cardinal Patrizi, alla Parrocchia a Roma la grande consolazione (è il Cardinale che sottolinea) di un favorevole riscontro che io smanio a questo mio foglio. Se le occorrono mezzi non ha che a presentarsi al console pontificio di Malta ecc. L’abbraccio, alzo gli occhi al cielo, prego, sospiro e spero. Suo di cuore

L'affezionatissimo
Gabriele Card. Ferretti.»


Si scrive così da un cardinale segretario di Stato ad un pretaccio immorale scacciato vergognosamente da Roma? A voi forse il Cardinale Antonelli non scriverebbe così. Ricordatevi, signor prete professore, che il calunniatore è un vile, un infame: e questo per ora vi basti.

(Dal n. 218, martedì 6 agosto 1867, della Favilla).