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Polemiche 71

dalle espressioni di S. Pier Damiani, che non ammettono altra interpretazione per quelli che hanno letto l’intero suo sermone 58 da cui sono tratte, dico, per tutti questi argomenti, che non patiscono eccezione, che anche prima del concilio di Firenze la confessione era creduta un sacramento, nel senso proprio della parola. E dopo tutto questo, che era più che abbastanza, perchè non restasse dubbio alcuno sulla verità della mia asserzione, viene fuori a domandarmi, perchè non ho parlato di tutti i significati della parola Sacramento; come se fossi dietro, non a correggere una riga del signor Pettoello, ma a fare un trattato ampio e completo De Sacramentis? No, no: non mi sbaglio. Tanto per riempire la lettera ci ha messo anche questo: la solita roba.

Viene poi un discorso, il quale, oltre essere ozioso come il precedente, è anche un capolavoro di logica confusionaria. È come se dicesse così: — Gli scolastici citati nelle Osservazioni non erano d’accordo tra loro sulla questione, se la confessione è un sacramento. Dunque anteriormente su ciò nulla di certo. Di fatti gli scolastici S. Bonaventura, S. Tommaso e Scoto dissentivano, non su questa, ma su altre questioni relative alla confessione. C’è senso in questo discorso? Sfido a trovarcelo.

E sono anche false le asserzioni che vi si contengono. È falso, che degli scolastici, che io ho citato, altri abbiano creduto la confessione un sacramento, altri lo abbiano negato, altri ne abbiano dubitato. Io non ho citato che due scolastici soli, Pietro Lombardo e S. Tommaso. E questi, tutti e due, hanno creduto la confessione un sacramento, precisamente come lo crediamo noi adesso. E come loro l’hanno creduto anche tutti quanti gli altri scolastici. Uno scolastico, che non credesse la confessione un sacramento, io non lo conosco. Il signor De Sanctis che dice di conoscerne diversi, perchè non ne menziona nemmeno uno? È falso che su ciò fino agli scolastici nulla vi fosse di certo. Gli scolastici dicono, che quello che insegnano è tradizione. Della quale, per non fare tanti di-