Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/116

Da Wikisource.
94 robinson crusoe

omesso con proposito determinato la parte del mio giornale che lo riguarda; mi basta l’osservare che non vi bisognò minor tempo di quello frapposto tra il 3 di gennaio e il 14 aprile per eseguirne i lavori, ridurlo a termine e perfezionarlo, ancorchè non avesse un perimetro d’oltre a venticinque braccia; questo descriveva una semicirconferenza che partiva da un punto del monte ad un altro, distanti fra loro dodici braccia. La porta della grotta stava nel centro al di là di tale linea di distanza fra entrambi i punti.

In tutto questo intervallo lavorai indefessamente, benchè per molti giorni e talvolta per più settimane continue le piogge me lo impedissero; ma io non mi credeva mai di essere veramente in sicuro finchè un tal baluardo non fosse compiuto. È appena credibile quanta immensa fatica mi costassero tutte le operazioni necessarie a tal uopo, quella soprattutto di trasportare i pali dai boschi e di conficcarli nel terreno; perchè io gli avea scelti molto più grossi di quanto sarebbe stato necessario.

Poichè questo baluardo fu terminato e l’esterno ebbe una doppia difesa dal terrapieno di zolle innalzato rasente ad esso, mi persuasi che chiunque fosse venuto su la spiaggia, si avrebbe immaginato di vedere tutt’altra cosa fuorchè un’abitazione; e ben fu ch’io avessi disposte le cose in tal guisa, come si potrà osservare da poi in un notabilissimo caso.

Intanto feci ogni giorno, quando la pioggia non me lo impediva, molti giri, andando a caccia per le foreste, nelle quali passeggiate mi occorsero frequenti scoperte or d’una cosa or di un’altra che mi tornarono vantaggiose; particolarmente mi abbattei in una specie di colombi salvatici che facevano i loro nidi, non come i colombi boscaiuoli negli alberi, ma in certo modo come i domestici nelle buche delle rocce; presi alcuni di questi ancor giovinetti, cercai di allevarli e addimesticarli e ci riuscii; ma venuti grandi, mi fuggirono tutti; del che fu probabilmente la prima cagione ch’io non aveva nulla da dar loro a mangiare; ciò non ostante capitai frequentemente ne’ loro nidi, donde trassi i colombi giovani, vivanda veramente squisita.

Mentre andava dando opera ora ad un affare casalingo or ad un altro, m’accorsi come mi mancassero tuttavia molte cose che su le prime pensai sarebbe impossibile per me il farmele da me medesimo; e per alcune ebbi ragione: per esempio io non arrivai mai a fabbricarmi e a cerchiarmi una botte. Aveva bensì dinanzi agli occhi uno