Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/19

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robinson crusoe 7

Fuga.



S

ol quasi un anno dopo io ruppi il freno del tutto; benchè in questo intervallo avessi continuato a mostrarmi ostinatamente sordo ad ogni proposta di dedicarmi a qualche professione, e benchè frequentemente mi fossi querelato de’ miei genitori per questa loro volontà, sì fermamente dichiarata contro a quanto sapevano essere, com’io diceva, la decisa mia vocazione. Ma trovatomi un giorno ad Hull, ove capitai a caso, e in quel momento senza verun premeditato disegno, incontrai uno de’ miei compagni, che recandosi allora a Londra per mare sopra un vascello del padre suo, mi sollecitò ad accompagnarlo col solito adescamento degli uomini di mare: col dirmi cioè, che un tal viaggio non mi sarebbe costato nulla. Non consultai nè mio padre nè mia madre, nè tampoco mandai a dir loro una parola di ciò; ma lasciai che lo sapessero come il Cielo avesselo voluto, e partii senza chiedere nè la benedizione di Dio, nè quella di mio padre; senza badare a circostanze o conseguenze; e partii in una trista ora: Iddio lo sa!

Nel primo giorno di settembre del 1651 mi posi a bordo di un vascello diretto a Londra. Non mai sventure di giovine avventuriere incominciarono, cred’io, più presto, o continuarono più lungo tempo, come le mie. Il vascello era appena uscito dell’Humber1, quando il vento cominciò a soffiare e l’onde a gonfiarsi nella più spaventevole guisa. Io che per innanzi non era mai stato in mare, mi trovai in un indicibile modo travagliato di corpo ed avvilito di animo. Allora cominciai seriamente a riflettere su quanto aveva fatto, e come giustamente io fossi colpito dalla giustizia del Cielo per avere abbandonato così malamente la casa di mio padre, e posto in non cale ogni mio dovere. Tutti i buoni consigli de’ miei genitori, le lagrime di

  1. Uno de’ maggiori fiumi dell’Inghilterra formato dall’Ouse e dal Trent, fra le contee di York e di Lincoln.