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durevole ed atto a crescere. Credo d’averne piantati circa ventimila, lasciando per altro un ragionevole spazio tra essi e il mio baluardo, per conservarmi uno spazio vuoto donde io potessi scoprire i nemici, e dove essi non fossero difesi dall’ombra per venir sotto al muro senza esser veduti da me, e cogliermi alla sprovveduta.

Così in due anni di tempo io ebbi dinanzi alla mia abitazione una folta boscaglia, divenuta poscia in capo ad altri cinque o sei una sterminata foresta, cotanto fitta ch’uomo non poteva attraversarla nè immaginarsi qual cosa stesse al di là di essa, e molto meno credere che vi fosse un’abitazione. Quanto al modo di entrarvi ed uscirne, perchè non vi avea lasciato veruna porta, me lo procurai mediante due scale a mano. Con la più corta di esse io saliva il monte da una parte men alta; colà io collocava la scala più lunga che mi menasse nell’interno in guisa che quando l’una e l’altra erano tirate dentro, uomo vivente non poteva scalare la palizzata senza farsi del male, e quand’anche l’avesse scalata, gli rimaneva sempre da scalar l’altra più interna per giungere sino a me.

Così io aveva pigliati tutti que’ provvedimenti che la saggezza umana potea suggerirmi per la mia propria salvezza. Apparirà in appresso che non furono adottati senza fondamento, ancorchè fino a quel punto io non prevedessi maggiori pericoli di que’ soli che additavami la mia paura.

Nel tempo delle indicate operazioni io non trasandava certamente gli altri miei affari, nè soprattutto quello del mio piccolo armento di capre, che non solo erano un eccellente pasto pel giornaliero mio vitto, e cominciavano a bastarmi senza costringermi a consumare le mie munizioni; ma mi dispensavano dalla fatica di andare alla caccia di animali salvatici. Ora mi rincresceva ugualmente a pensare di perdere gli utili che mi derivavano da questa greggia, e di dovermene allevar una di nuovo.

Dopo avere pensato a ciò lungamente mi occorsero alla mente sol due espedienti; l’uno, di trovare un conveniente luogo, ove scavarmi una grotta sotterranea e condur quivi le mie capre tutte le notti; l’altro, di fortificare due o tre pezzi di terra remoti l’uno dall’altro e il più possibilmente nascosti, in ciascun de’ quali avrei condotta una dozzina all’incirca di capre; e ciò affinchè se fosse occorsa qualche ventura, tutto il mio armento mi rimanesse sempre di che rinnovarlo in breve tempo e con poco fastidio. Quest’ultimo disegno, benchè per