Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/466

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Poichè navigavamo nel tempo del flusso, remammo dirittamente alla darsena che era tuttavia alta marea. Il primo uomo da me adocchiato fu lo Spagnuolo, al quale aveva salvato la vita, e i cui lineamenti potei perfettamente discernere: il suo vestire lo descriverò un’altra volta. Io veramente ordinai che niuno scendesse alla spiaggia prima di me, ma non ci fu verso di far restare Venerdì nella scialuppa, perchè questo buono amorosissimo figliuolo avea scernuto suo padre più in là dello Spagnuolo e de’ suoi compagni, e ad una distanza ove certo la mia vista non arrivava.

Non sì tosto fu su la spiaggia, che corse a suo padre con la prestezza di una freccia scoccata dall’arco: avrebbe cavate le lagrime anche di chi fosse stato più alieno dall’intenerirsi il vedere i primi impeti della gioia di quell’ottimo figlio appena fu faccia a faccia del suo genitore. Come lo abbracciava, lo baciava, gli accarezzava il volto! Lo sollevò di peso per metterlo a sedere sopra un tronco d’albero; quivi assisosi presso di lui, lo fisò, lo contemplò per un quarto d’ora, come si rimarrebbe a contemplare una rara pittura; poi buttatosi boccone per terra gli accarezzava le gambe e le baciava, poi tornava in piedi nuovamente a contemplarlo; lo avreste detto impazzito. Ma nel dì appresso sarebbe stato un matto ridere il vedere la piena della tenerezza filiale di quell’ottima creatura prendere un