Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/557

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che salvai, come sapete, dall’essere divorato nella mia isola. Alla prima credettero che fosse stato ucciso; ma poichè in appresso lo seppero prigioniero, ne provarono un inesprimibile cordoglio, e avrebbero di buon grado rischiate le loro vile per riscattarlo dal divenir pasto de’ barbari.

Stramazzati così i cinque, gli altri, come mi dissero gli Spagnuoli, corsero a proteggerli co’ loro corpi, combattendo finchè si fossero riavuti tutti, eccetto quello che credevano morto, e che rimase poi prigioniero. Allora serratisi in linea con le alabarde e le baionette in canna, si apersero via per traverso ad un esercito di mille e più selvaggi; e, atterrando tutto quanto impacciava ad essi la strada, riportarono vittoria su l’inimico, ma con grande loro rammarico, perchè fu a costo della perdita del loro compagno che i selvaggi, scoprendolo vivo, si trasportarono via con altri, come già narrai.

Con qual energia d’affetto mi descrissero la sorpresa di gioia da essi provata al ritorno del loro amico e compagno di sventure che pensavano divorato da fiere della peggior razza: dai selvaggi! Quanto più grande in essi fu lo stupore al racconto che fece loro della sua commissione, e al sapere che viveva un cristiano in terra ad essi vicina, e di più un cristiano che aveva abilità e buon volere di giovare alla loro liberazione!

Mi dissero come li facesse attoniti la vista dei sussidi che ad essi io aveva spediti e soprattutto la comparsa delle pagnotte, cosa che non aveano più veduta dopo il loro arrivo in quel paese della disperazione. Oh quante volte si fecero il segno della croce, e le benedissero come pane mandato dal cielo! Come si sentivano rinascere all’assaggiar queste pagnotte e gli altri cibi di cui per mio mezzo si videro provveduti! Dopo tutto ciò avrebbero voluto dirmi qualche cosa della gioia che gl’invase all’aspetto della barca e de’ piloti ancorati colà per trasportarli presso la persona e nel luogo donde lor venivano sì inaspettati conforti; ma qui le espressioni mancarono loro, perchè la natura di questa contentezza essendo stata tale, che li condusse pressochè ad impazzire, non trovavano termini proporzionati a descriverla per gli stravaganti effetti prodotti in loro da tal piena d’esultanza, che abbisognava di uno sfogo straordinario. — «Chi di noi, mi raccontavano, si trasse matto per qualche tempo; in chi la gioia prendeva un andamento, in chi l’altro; alcuni diedero