Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/742

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Durante questa strana caccia, il caso volle che incontrassimo una quarantina di Tartari. Se andassero a caccia di pecore, come facevamo noi, o fossero in cerca d’un’altra sorta di preda, non lo sapevamo. Certo, non sì tosto ne videro, un di coloro diede fiato ad una specie di corno d’un tal aspro suono, che non avendone mai udito il compagno (ed io, per parentesi, non ho nessuna smania di udirlo una seconda volta) supponemmo fosse per chiamare intorno a sè gli amici; e indovinammo, perchè in meno di dieci minuti comparve ad un miglio in circa di distanza un’altra masnada di quaranta o cinquanta di costoro; ma, quando si mostrarono, la faccenda era già finita come udirete.

Uno degli Scozzesi trafficanti a Mosca trovatosi a caso con noi, appena udì lo squillo del corno, ne disse non aver noi altro a fare che assalirli tosto e senza perdere tempo; indi schieratici in linea di battaglia, ne chiese se tutti fossimo ben risoluti. Udito che eravamo tutti prontissimi a seguirlo, cavalcò incontro a costoro che stavano guardandoci, uniti in un mucchio, disordinati e non presentando alcuna fronte di difesa. Accortisi che avanzavamo, scoccarono i loro strali, che per buona sorte non arrivarono sino a noi. Sembra che essi sbagliassero non la mira, ma la distanza, perchè le loro frecce caddero tutte in poca distanza da noi; del resto, erano state scagliate con tal giusta mira, che se fossimo stati più innanzi di venti braccia, molti de’ nostri sarebbero rimasti feriti, se non uccisi.

Ci fermammo immantinente e, ad onta della distanza piuttosto notabile che ci separava dai nemici, facemmo fuoco mandando su loro il contraccambio delle frecce scagliate contro di noi in palle di piombo; poi seguimmo di gran galoppo la via stessa della nostra scarica, per piombar loro addosso con le sciabole, che così ne avea consigliati il nostro Scozzese. Era un semplice negoziante; pure in questa occasione si comportò con tanto valore e, aggiungasi, sangue freddo, che non ho mai conosciuto un uomo più atto di lui a comandare una fazione guerresca. Poichè gli avemmo al tiro delle nostre pistole, le scaricammo in faccia ad essi, e sguainammo tosto le sciabole; ma non vi fu il bisogno di adoperarle, perchè si diedero tutti a fuggire nella massima confusione. Trovammo soltanto qualche resistenza alla nostra diritta, ove tre della masnada si erano fermati facendo segni, affinchè si raccogliessero intorno di loro i fuggitivi, armati di certe specie di scimitarre e d’archi che pendevano dai loro