Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/746

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andarono da un’altra parte. Vollero soltanto darci il saluto della partenza, scoccandone cinque frecce, una delle quali, ferito un nostro cavallo, lo fe’ inabile affatto al servigio; laonde nel seguente giorno dovemmo abbandonare lì quella povera bestia, che avea gran bisogno d’un maniscalco. Forse avranno lanciate altre frecce, che non arrivarono sino a noi, ma dopo quelle cinque non vedemmo più nè frecce, nè Tartari.

Camminammo circa un mese dopo il narrato avvenimento, tenendo strade non buone come le precedenti, ancorchè poste tuttavia negli stati dell’imperatore della China, e che si riducevano per lo più a villaggi, alcuni dei quali erano fortificati per timore delle invasioni dei Tartari. Giunti ad uno di questi villaggi posto in distanza di due giornate e mezzo della città di Naum, mi venne voglia di comprare un cammello. Di questi animali ed anche di cavalli, come Dio li manda, da vendere, c’è quivi abbondanza, pel bisogno che spesso banno di rinnovarli le carovane che passano di lì. Un Chinese, al quale comunicai il mio desiderio, si offerse di andare egli a provedermi il cammello. Io da vero matto, volendo usare maggior cortesia, me gli offersi per compagno. Si trattava d’un luogo non più di due miglia lontano dal villaggio, ove cammelli e cavalli stavano al pascolo sotto custodia.

Per amore di varietà feci la strada a piedi in compagnia del mio vecchio pilota e del Chinese. Arrivati al luogo, vedemmo una bassa terra paludosa, simile ad un parco, cinta d’un muro, che era fatto di sassi ammucchiati senza gesso o calcina. Ne custodiva l’ingresso un piccolo corpo di sentinelle chinesi. Scelto il mio cammello e convenuti sul prezzo, me ne venni via. Il Chinese mi conduceva il cammello, quando fummo sorpresi all’improvviso da cinque Tartari a cavallo. Due di que’ malandrini, affrontato il conduttore del cammello, gliel tolsero, intanto che i tre altri vennero arditamente per investir me e il vecchio pilota, giacchè ci vedevano disarmati. Io non aveva in fatti altr’arma che la mia spada, debole difesa contro di tre uomini a cavallo. Nondimeno quando il primo di costoro mi vide sguainarla, divenne perplesso e si fece addietro, perchè ve li do per solenni codardi; il secondo arrivatomi addosso di costa mi lasciò andare sì violenta botta su la testa, che la sentii solamente più tardi, allorchè rinvenuto in me, non sapeva più nè di che cosa si trattasse nè dove fossi, trovandomi disteso per terra.