Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/747

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robinson crusoe 663

Ma la providenza, quando meno lo pensate, conduce le cose in modo, che vi libera dai pericoli i men preveduti. Il mio vecchio pilota, quel degno Portoghese, il cui buon volere per me fu sempre grande, aveva in tasca una pistola, ch’io nol sapeva, e nol sapevano nemmeno i Tartari, chè, se lo avessero saputo, non ci assalivano: i vigliacchi non sempre coraggiosissimi, ove non credono ci sia pericolo. Il mio vecchio pilota dunque vedendomi stramazzato, andò con cuore ardito incontro al cialtrone che m’avea messo in quella postura, e tenendo la pistola in una mano, dell’altra traendolo con gran gagliardia verso di sè, perchè colui era a cavallo, gli scaricò la sua arma su la testa, sì che cadde a terra morto.

Corso allora, incontro a colui che era divenuto perplesso, come vi dissi, prima che gli venisse voglia di venire avanti di nuovo, gli menò un colpo di scimitarra; chè questa non se la spiccava mai dal fianco. Mancò, per dir vero, l’uomo, ma andò a percuotere il cavallo con un colpo sì netto, che gli portò via netto un orecchio e un lato della faccia. La povera bestia, fatta furiosa dalla ferita, non era più capace di lasciarsi governare dal suo cavaliere, benchè il briccone si tenesse in sella assai bene. Essa si diede a fuggire, portando il Tartaro affatto fuori di tiro al pilota; finalmente a qualche distanza alzatasi su le zampe di dietro, gettato giù d’arcione chi la cavalcava, gli cascò addosso.

Intanto il povero Chinese, a cui era stato tolto via il cammello, veniva avanti, ma non aveva armi con sè. Ciò non ostante, veduto il Tartaro stramazzato e il cavallo che gli stava sopra, corse a lui e, afferrata una enorme arma che gli pendea dal fianco per sua disgrazia, ed era, non propriamente una scure, ma qualche cosa di simile, gliela strappò di dosso, e tanto s’industriò, che gli fece saltar via il cervello.

Ma il mio vecchio non avea per anche aggiustati i conti col terzo Tartaro; e vedendo che non fuggiva, come egli si aspettava, e che nemmeno veniva avanti per combattere, come poteva temere, ma che rimaneva là come un palo, si mise quatto quatto a caricar di nuovo la sua pistola. Avvedutosene allora il Tartaro, si diede alla fuga lasciando al pilota, mio vero campione, come lo chiamai in appresso, una compiuta vittoria.

In questo mezzo, io andava riavendomi. Credei da prima d’essermi svegliato da un placidissimo sonno. Ma, come vi ho raccontato