Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/794

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Soloy, Kamskoi e parecchi altri; perchè le guarnigioni moscovite, stanziate in esse, tengono di vista con la più assidua e stretta curiosità i viaggiatori per paura non s’asconda fra loro qualche esiliato d’alto affare, che tenti fuggire di lì in Moscovia. Ma grazie a questo provvedimento che ci tenea sempre fuori delle stazioni militari, l’intero nostro viaggio faceasi per un deserto, ove eravamo obbligati la notte ad accampare e coricarci sotto le nostre tende, laddove avremmo potuto trovare tutti gli agi ne’ paesi murati, che erano lungo la strada maestra. Di questa nostra molestia s’angustiava tanto il giovine principe, che, se avessimo dato retta alla sua volontà, non ci saremmo mai coricati all’aperto ogni qual volta ci erano stazioni per dormir meglio, ed egli solo, andando ad accamparsi col suo servo nelle foreste, ci avrebbe poi raggiunti nella mattina in luoghi convenuti.

Eravamo già entrati in Europa avendo passato il fiume Kama, che in quella parte è il confine tra questa e l’Asia. La prima città europea che s’incontri, è detta Soloy Kamskoi che equivale a Grande città sul fiume Kama; e qui veramente credevamo di trovare un notabile cambiamento nelle costumanze della popolazione, ma non tardammo ad accorgerci di avere preso un abbaglio anche in ciò. Dovevamo attraversare un vasto deserto, che se bene in alcuni luoghi sia lungo presso a settecento miglia, laddove lo dovevamo passar noi, non avevamo a farne più di dugento prima di essere fuori da quell’orrida solitudine. Quando finalmente l’avemmo superata, scorgemmo ben poca differenza fra gli abitanti di quella contrada e quelli della Tartaria Mongolia. Gli abitanti nella generalità sono pagani e poco meglio de’ selvaggi dell’America; le loro case ed i borghi pieni d’idoli; il modo del vivere affatto barbaro, eccetto nelle città o nei villaggi vicini a queste, ove si professa il cristianesimo, come colà dicono della chiesa greca; ma la religione è sì mescolata con avanzi d’antica superstizione, che la distinguete a stento dalla negromanzia o dalla magìa.

Nell’attraversar dunque l’indicata foresta, e quando già ci figurammo, come v’ho detto, di essere fuori da tutti i pericoli, ci vedevamo proprio sul punto di essere assaltati, spogliati e forse uccisi da una masnada di ladroni. Di qual paese fossero, ho ancor da saperlo; ma posso ben dirvi che erano tutti a cavallo, armati d’archi e di frecce, e di numero intorno a quarantacinque. Arrivati ad una