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[341-343] Costanza, fermezza, perseveranza 95

mentre pari consiglio, in senso cristiano, rivolge un aureo libro:

341.   Certa viriliter, substine patienter.1

(Imitazione di Cristo, lib. III, cap. 19, v. 16).

Non mancano frasi che ricordino storici esempi di fermezza. Il più antico è il notissimo

342.   Batti ma ascolta.

Narra Plutarco nella Vita di Temistocle (§ XI) che a’ tempi della invasione di Serse in Grecia, essendo sorta disputa fra Euribiade ammiraglio di Sparta, e Temistocle capitano degli Ateniesi, chè il primo voleva che i Greci si ritirassero all’istmo, l’altro voleva apprestarsi a battaglia di mare, «alzando Euribiade il bastone in atto di voler batterlo, disse Temistocle: Batti pure e ascoltami. Euribiade maravigliato di cotanta mansuetudine, gli concesse che a suo talento dicesse.» Così la versione italiana di Marcello Adriani il giovane: nel testo greco la risposta di Temistocle suona: Πάταξον μέν, ἄκουσον δέ.

Erodoto nel lib. VIII delle Istorie (cap. 60) riproduce in un discorso di Temistocle tutte le ragioni che questi fece valere per persuadere Euribiade a non lasciare con la flotta lo stretto di Salamina, dove si trovavano, e dove, com’è noto, la vittoria arrise alle greche navi.

Ugualmente celebre è il

343.   Delenda Carthago!2

che ricorda la frase con la quale, secondo gli storici romani (Plutarco, Vita di Catone seniore, § 27; Servius, in Virgil., ad lib. IV, v. 683; Tito Livio, lib. XLIX: Valerio Massimo, De dictis memor., lib. VIII, cap. 15, § 2, ecc.), M. Porcio Catone censore, dopo aver veduto la floridezza riacquistata da Cartagine dopo la seconda guerra punica, chiudeva ogni suo discorso in Senato, qualunque ne fosse l’argomento, invocando la distruzione di Cartagine:

Ceterum censeo Carthaginem esse delendam.


  1. 341.   Combatti virilmente e sopporta pazientemente.
  2. 343.   Cartagine ha da essere distrutta.