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[1742-1745] Tempo, ponderatezza, riflessione 581

propositi congiunta alla celerità nel portarli in atto. Occorre perciò, a trarre veramente partito del tempo, quella savia ponderatezza, che soltanto un criterio bene equilibrato può suggerire, ma che altrimenti non si acquista

1742.   Per volger d'anni o per cangiar di pelo.

(Tasso, Gerusalemme liberata, c. VII, ott. 32).
e che Dante in più luoghi del suo divino poema raccomanda dicendo:

1743.   Uomini siate, e non pecore matte.

(Paradiso, c. V, v. 80).
e pochi versi più innanzi:

1744.   Siate, Cristiani, a muovervi più gravi!
Non siate come penna ad ogni vento
E non crediate ch'ogni acqua vi lavi!

(Paradiso, c. V, v. 73-75).
Così Dante rimprovera coloro che troppo leggermente pronunziano dei voti, per poi infrangerli, sperando di poter essere lavati facilmente da ogni colpa, come l’acqua del battesimo lava la macchia originale.

Un tale rimprovero non avrebbe potuto rivolgersi a Papa Adriano VI il quale, non parlando italiano, a chi trattasse di affari con lui, soleva rispondere:

1745.   Videbimus et cogitabimus.1

la quale risposta passò poi in proverbio, come si ha da una lettera del Giovio del 1547: «Videbimus et cogitabimus, diceva papa Adriano.» Anche il Berni nel suo capitolo contro papa Adriano:

A tutte l’altre cose sta serrata,
     E dicesi Videbimus: a questa
     Si dà un’udïenza troppo grata.

(Franc. Berni, Rime, poesie latine e lettere edite e inedite, a cura di A. Virgili, 1885, pag. 36).

  1. 1745.   Vedremo e rifletteremo.