Pagina:Chi l'ha detto.djvu/779

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[2096-2100] Apostrofi, invocazioni, imprecazioni 747


tato di Pietra, opera reggia ed esemplare di Giac. Andr. Cicognini, produzione popolarissima nei secoli XVII e XVIII, il più diffuso fra i drammi italiani ispirati alla leggenda spagnuola di don Giovanni, e di cui si hanno moltissime edizioni, in gran parte anonime, nei due secoli suindicati. È nell’atto III, sc. 8, che la Statua per più volte dice a don Giovanni: Pentiti, don Giovanni.

Al teatro italiano appartengono pure le frasi seguenti, di autori, di tempi e di carattere assolutamente diversi, cioè:

2096.             Siam traditi, o regina.

che sono le parole di Osmida a Didone nella Didone abbandonata del Metastasio (a. I, sc. 16), e alle quali il popolo, che le cita spesso e volentieri, ha trovato delle varie lezioni non autorizzate, come: Siamo fritti, o regina, e anche peggio; le parole di Didone a Jarba nel dramma medesimo (a. I, sc. 5):

2097.             Siedi e favella.

e le parole di Jarba nella medesima scena:

2098.   Lascia pria ch’io favelli e poi rispondi.

la maledizione di Virginio ad Appio nella tragedia Virginia di Vittorio Alfieri (a. V, sc. 4):

2099.                       .... Agli infernali Dei
Con questo sangue il capo tuo consacro.

e la sdolcinata frase:

2100.   Se indovini chi sono ti do un bacio!

ch’è lo scherzo di quasi ogni giorno che Uberto fa alla moglie Adele nel dramma di Paolo Ferrari, Il Suicidio. Nell’ultima scena egli la ripete per guarire con una violenta emozione la demenza di lei.

Anteriori di tempo al Ferrari, - che molte volte ho ricordato in queste pagine e di cui dirò qui, che fu insigne scrittore drammatico dei nostri tempi, nato a Modena nel 1822, e morto a