Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/58

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— 54 — Composizione del nwndo edita in Roma per cura di Enrico Narducci, a spese di Baldassare Principe Boncompagni famoso amatore della storia e della bibliografìa della matematica; il tratto, della pag. 229.» Gapitulo viu de la » cagione perke la luna fa parte chiara et parte onbrosa » e ruginosa. Et ke figura essa luna de avere» Scrivo colla nostra ortografia: » Ora veggiamo se la luna dee » essere tutta chiara come una delle altre stelle, o in » parte ombrosa o roginosa: con ciò sia cosa ch’ella sia » di sotto da tutte l’altre stelle e sia vicina e presso » alla terra. Il corpo del mondo dee essere composto di » cose opposite, e variate per maggiore operazione acciò » che l’una cosa fusse conosciuta per l’altra come si co» nosco il monte per lo piano, il duro per lo molle ecc. )) e cantra. Adunque fu mistieri che tal parte del mondo » fusse dura e tal fosse molle e tal trasparente perchè » non ricevesse la luce, e perchè la luce potesse passare, » e per questo opposito tal fosse per ritenere la luce sì » che la luce non potesse passare come ’1 corpo della terra » e delle stelle; e tal fu mestieri che fosse chiara e for» bita e polita come lo specchio ecc.» La bontà di questo linguaggio disinganna coloro che supposero non antica molto la lingua nostra. Le Carte d’Arborea portarono d’anche pili antico e anche pili bello, e come l’amico fu il buon Polidori se vivo fosse lo mandarci agli Staniti pisorii editi da lui e specialmente al Documento YIII del 1321 finitissimo di lingua sebbene sì antico, e al Fiore de’ Filosufi, certo del tempo di Ristoro, edito or ora, I traduttori contemporanei al Lana, e di essi, come ho lasciato presentire, alcuno lavorava di conserva con lui, mutata lingua non mutarono i concetti. Il Rosciate pare che abbia tradotto intero il Commento, così ne significa la finale del Paradiso; quella parte che io conosco sicura che è del Purgatorio e del Paradiso è tradotta così letterale che quasi è servile. Non così gli altri, i quali o allungarono o accorciarono, o capovolsero i membri delle chiose, e talora del proprio v’interposero. Il Batines si accorse che l’Inferno ebbe per traduttore un Bernardi nel Codice or Bodleiano, ma non esitò ciò nulla meno di ritenere tutti d’un conio i Codici di Oxford, di Parigi, di Bergamo, di Milano, di Firenze, di Roma, e d’altrove,