Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/76

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— 72 — del memorato da lui. Rimane adunque la dispiacenza di non potersi saper nulla finora di sì dotto e attivo soggetto, fuor quello che ne scrisse il Rosciate suo contemporaneo ed ammiratore. Questa difRcoltà mi ha spinto ad incontrare un’altra. Voi già avrete domandato a voi stessi perchè abhia mutato nel titolo del Libro il cognome del’divino Poeta da (juello che comunemente si scrive e che è passato in cosa giudicata. La risposta è pronta e alla vostra benignità dell’ascoltarmi sono grato, e cortese. Come ho serbato al Commento la sua lingua genuina del tempo in che fu scritta, così mi è parso convenevole che ser Dante si mostrasse qual era a quei dì, e del nome suo si chiamasse oggi che gli si fa festa, onde non avessimo rischio di non essere da lui inteso. Non vi dico ch’io sia disposto parlando di lui ad altri nominarlo com’altri lo nomina: ma oggi che lui s’invoca parmi debito mostrargli che di lui non ci siamo scordati neppure l’originai suono del suo cognome. In tutta questa dissertazione io non ho pronunciato le sue vocali, pure una volta le lascio al frontispizio per tale commemorazione. Dicono gii storici e ’1 hgiiuolo Jacopo che il Poeta ebbe nome Durante, ed egli aggiunse che il cognome gli scese da quella Donna che gli fu ava e che nel suo casato entrò da Val di Pado. Questa valle è vasta e cittadi ha molte e aveva anche allora nobili e illustri. Fu imputato a piagenteria di Benvenuto da Imola verso gli Estensi avere scritto che quella Signora andasse a’ Cacciaguida da Ferrara, ma il Boccaccio aveva ciò detto prima di lui nella viterella che scrisse di Dante venti anni anzi che fosse eletto egli stesso a spiegarne ai Fiorentini la Comedia; quindi è che prevalse la opinione in favor di Ferrara contro quella che da Verona, e più da Parma, fosse quella donna partita. Tuttavìa nominare una valle per indicare una città nel suo estremo aperto, anzi nel suo finire non mi si aggiusta alla mente, ma ben vi s’adagia l’idea di qualche altra che nella valle interni; e s’è vero che Boccaccio poco sapesse, e anche favolosamente, di Dante, non mi garba concedergli che storicamente e molto sapesse di Cacciaguida morto pili che dugento anni innanzi al dì in che egli scriveva di esso. Le