Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/122

Da Wikisource.
   110 p a r a d i s o   i v. [v. 40-54]   

per li beati che sono in vita eterna. E pertanto quando l’autore finge che Beatrice solvesse lo dubbio, secondo la lettera, intese allegoricamente ch’elli, ammaestrato dalla sapienzia creata dalla sapienzia increata, considerasse che molti omini di santa vita nello stato matrimoniale erano tanto sopra li altri stando in questa vita, che elli si potevano dire abitare nella spera della Luna, cioè nel primo 1 grado de’ beati di vita eterna colla mente, in questo mondo stando per grazia. E ch’elli dica ch’elli vedesse Piccarda e Gostanza e li altri che erano morti non è altro a dire, se non che sono nel primo 2 grado della beatitudine per gloria: imperò che quando furno in questa vita si poteano dire abitare in quella spera per eccellenzia di vita appresso li altri di quello stato, li quali purgati poi verranno a simile grado di beatitudine. E che questa fizione sia conveniente, lo dimostra nella seguente parte.

C. IV — v. 40-54. In questi cinque ternari finge lo nostro autore come Beatrice, seguitando lo suo ragionamento, conferma quello che detto à di sopra per esemplo; cioè che molte cose si fingeno che non sono per dimostrare per quelle fitte 3 alcuna verità, sicchè la cosa fitta è segno della vera. E questo finge l’autore che lo dica Beatrice, et elli lo dice ammaestrato da Beatrice, che è la sapienzia creata che insegna a parlare allegoricamente, e figurativamente ad intendere a’ grossi ingegni; e però dice così Beatrice: Così; cioè per sì fatto modo, ponendo una cosa in segno d’una altra, parlar convienisi al vostro ingegno; cioè di voi omini, Perocchè solo da sensato apprende; cioè solamente dalla cosa, che per lo sentimento si comprende, pillia cognoscimento et apprensione, Ciò; cioè ogni cosa, che; cioè la quale, fa possa degno d’intelletto; cioè lo ingegno pillia delle cose sensate lo cognoscimento della cosa, sopra la quale lo intelletto fa poi la sua operazione dello intendere: imperò che dice lo Filosofo: Nihil est in intellectu, quod prius non fuerit in sensu; e così ci sono mostrati li sopra detti spiriti nella spera della Luna, perchè tu intenda che sono nel primo grado della celestiale beatitudine, come la Luna è la prima spera celeste. E però lo nostro autore àe finto che Beatrice li dica questo, perchè la sapienzia li à mostrato et insegnato ch’elli faccia sì fatta fizione, e che per quella dimostri la sua intenzione: imperò che la santa Scrittura ancora tiene sì fatto modo di parlare; e però dice: Per questo; cioè per considerazione della debilezza del vostro ingegno, la Scrittura; cioè santa, condescende A vostra facultate; cioè alla vostra possibilità dello ingegno; et alcuno testo à: A vostra4 feviltà; cioè debilezza, e piede e mano Attribuisce a

  1. C. M. nel primo più basso grado
  2. C. M. nel più basso grado di
  3. Fitte; finte, dal fictus latino. E.
  4. C. M. feviltate; cioè