Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/139

Da Wikisource.

c a n t o   v. 127   

19Lo maggior don che Dio per sua largezza1
     Fesse creando, e alla sua bontate
     Più conformato, e quel che più apprezza,
22Fu della voluntà la libertate,2
     Di che le creature intelligenti,
     E tutte e sole furo e son dotate.
25Or ti parrà, se tu quinci argomenti,
     L’ alto valor del voto, s’ è sì fatto,
     Che Dio consenta quando tu consenti.
28Che nel fermar tra Dio e l’ uomo il patto,
     Vittima fassi di questo tesoro
     Tal, qual io dico, e fassi col suo atto.
31Dunque che render puossi per ristoro?
     Se credi bene usar quel ch’ ài offerto,
     Di mal tolletto vuoi far buon lavoro.3
34Tu se omai del maggior punto certo;
     Ma perchè santa Chiesa in ciò dispensa,
     Che par contra ’l dover ch’ io t’ ò scoperto,4
37Convienti ancor seder un poco a mensa:
     Però che ’l cibo rigido ch’ ài preso,
     Richiede ancor aiuto a sua dispensa.5
40Apre la mente a quel ch’ io ti paleso,
     E fermalv’ entro: chè non fa scienza6
     Senza lo ritener l’ aver inteso.
43Du’ cose si convegnano all’ essenza
     Di questo sacrificio; l’ una è quella
     Di che si fa, l’ altra è la convenenza.

  1. v. 19. C. A. larghezza
  2. v. 22. C. A. volontà
  3. v. 33. Tolletto; dal tollectum adoperato specialmente in alcuni Brevi Pisani del 1300. E.
  4. v. 36. C. A. quel ver ch’io ò scoverto,
  5. v. 39. C. A. ancora aiuto a tua
  6. v. 41. C. A. dentro :
   Par. T. III. 9