Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/290

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73Dio vede tutto, e tuo veder s’illuia,
     Diss’io, beato spirto, sì che nulla
     Voglia di sè a te puot’esser fuia.1
76Dunque la voce tua che il Ciel trastulla
     Sempre col canto di quei fochi pii,
     Che di sei ale facen la cuculla,2
79Perchè non satisface ai miei disii?3
     Già non attenderei io tua dimanda,
     S’io m’intuasse come tu t’immii.
82La maggior valle, in che l’acqua si spanda,
     Incominciaro allor le sue parole,4
     Fuor di quel mar che la terra inghirlanda,
85Tra i discordanti liti contra ’l Sole
     Tanto sen va, che fa meridiano
     Là, dove l’ orizonte pria far sole,
88Di quella valle fu’ io litorano
     Tra Ebro e Macra, che per cammin corto5
     Lo Genovese parte dal Toscano.6
91Ad uno occaso quasi et ad uno orto
     Buggea siede, e la terra und’ io fui,7
     Che fe del sangue suo già caldo ’l porto
94Folco mi disse quella gente, a cui
     Fu noto il nome mio; e questo Cielo
     Di me s’impronta, com’io fei di lui;8
97Che più non arse là fillia di Belo,
     Noiando a Sicheo et a Creusa,9
     Di me, infin che si convenne al pelo;

  1. v. 75. C. A. può esser
  2. v. 78. C.A. sei ali facean
  3. v. 79. C.A. soddisfaci a’
  4. v. 83. C. A. Incominciò allor
  5. v. 89. C. A. Magra,
  6. v. 90. C.A. Parte lo Genovese
  7. v. 92. C. A. siede, alla terra onde
  8. v. 96. C. A. imprenta,
  9. v. 98. C. A. ed a Sicheo ed a