Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/404

Da Wikisource.
     392 p a r a d i s o   xiii. [v. 22-33]   

ballo e del giro del serto, sua misura; cioè di tempo che era bisogno al suo canto: imperò che la consonanzia del canto non si fa, se non colliendo tempo proporzionato a le note, et imperò in quello luogo non si poteva cogliere tempo, nel quale l’autore finge ch’elli fusse: imperò che, benchè il Sole girasse in tempo la sua rota, elli girava insieme con esso, sicchè non s’accorgeva del suo girare, e cosi non s’accorgeva del tempo, e però ben finge che al volger cogliesse sua misura del canto, Et attesarsi; cioè e riposarsi, a noi; cioè a me Dante et a Beatrice, que’ santi lumi; cioè quelli beati spiriti, che risplendevano come lumi 1, Felicitando sè; cioè beatificando sè medesimo et accrescendo la sua beatitudine, di cura in cura; cioè di pensieri in pensieri: imperò che tutti erano pieni di carità perfetta; e per questo da ad intendere che, finito lo cantare, seguitte lo silenzio; nel quale silenzio avea più profonde e perfette meditazioni che nel cantare, e così cresceva la beatitudine come cresceva la carità. Ruppe ’l silenzio nei concordi numi; cioè incominciò a parlare tra quelli beati spiriti, che si possono chiamare iddii per partecipazione de la beatitudine, la quale è quello che è la divinità, e però dice ne’ concordi numi; cioè tra quelle concordevile anime, che erano numi, cioè iddii, Possa la luce; cioè, poi che si furno posati, quella luce, cioè quella beata anima, ruppe lo silenzio et incominciò a parlare, in che; cioè ne la qual luce, mirabil vita; cioè vita meravigliosa di santità e di virtù, Del poverel d’Iddio; cioè di santo Francesco 2, narrata fumi; cioè detta fu a me Dante; e questa fu la luce di santo Tomaso d’Aquino, la quale introduce ancora l’autore a parlare ne la forma che seguita lo testo.

C. XIII — v. 34-48. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come, finita la circulazione che facevano quelli due cerchi e lo canto, santo Tomaso d’Aquino ritornò a parlare dichiarando uno dubbio, lo quale nacque delle parole dette nel canto x, cioè quando disse di Salomone, che A veder tanto non surse ’l secondo; ma prima finge che santo Tomaso muova lo dubbio, ch’elli vidde essere ne la mente di Dante per le parole dette di sopra, dicendo così: E disse; cioè la detta luce, cioè santo Tomaso d’Aquino: Quando luna pallia è trita; cioè poi ch’è battuta l’una aiata de la pallia, sicchè ne sono uscite le granella che v’erano, et usa similitudine che si contiene in significazione, colore retorico, cioè: Poi che è discusso l’uno dubbio, sicchè la verità ene apparita fuora, come appare lo grano quando la paglia è battuta, Quando la sua semenza; cioè la verità,

  1. C. M. lumi; imperò che di lume fasciati erano come finge l’autore si riposonno attendendo a noi, Felicitando
  2. C. M. s. Francesco che per amore di Dio amò la povertà, narrata