Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/434

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422 p a r a d i s o xiv. [v. 82-90]

dire che per questi intese quelli che a lui non sono stati noti, e però finge che li occhi non li sofferissono.

C. XIV — v. 82-90. In questi tre ternari lo nostro autore finge come elli si trovò sallito con Beatrice nel pianeto di Marte, nel quale finge che si rappresentino quelli beati spiriti che ànno combattuto per la fede, come si vedrà di sotto, dicendo così: Quindi; cioè da la veduta di Beatrice, cioè poi che io ragguardai Beatrice così bella e ridente, ripreser li occhi miei; cioè da capo presono la ragione e lo intelletto di me Dante, virtute; cioè vigore, A rilevarsi; a comprendere che prima erano calati, disperandosi di poterli comprendere: imperò la santa Teologia, che non viene1 in alcuno senza la grazia d’Iddio, dà vigore d’intendere quello che inanzi l’uomo non arebbe potuto intendere. Ma perchè non era più da stare in questa materia, finge che fatto abile a vedere ne l’aspetto di Beatrice si trovasse levato suso con Beatrice al quinto pianeto di Marte, in che dimostra l’elevazione del suo ingegno levato da la grazia d’Iddio e da l’ordine de la santa Teologia a considerare li beati che ànno combattuto per la fede; e perchè lo combattimento si fa con tre inimici, cioè col mondo, col dimonio e co la carne, però porrà di sotto dei combattitori che ànno vinto questi tre inimici, e però dice: e viddimi; cioè e vidde me Dante, traslato; cioè trasportato, Sol; cioè solo, con mia donna; cioè con Beatrice, in più alta salute; cioè nel corpo del pianeto Marte, dove si rappresentano quelli beati che sono stati di maggiore merito; e però finge che siano più alti et abbiano maggiore gloria. Ben m’accors’io; cioè io Dante ben m’avviddi, che io era più levato; cioè da la terra, ch’io non soleva essere levato quando io era nel Sole, Per l’affocato riso; cioè per l’affocato splendore, de la stella; cioè di Marte2, Che mi parea; cioè a me Dante, più roggio; cioè più rosso, che l’usato; cioè che quello del Sole a che io era usato prima tanto, quanto finge essere stato in esso. Quanto a la lettera è vero che lo splendore di Marte viene più affocato che quello del Sole: imperò che rosseggia, e lo Sole gialleggia; ma quanto all’allegoria, si dè intendere che maggiore ardore di carità, cioè più ardente, è in coloro che combatteno e vinceno li tre inimici detti di sopra, che in coloro che sè esercitano ne le Scritture. E perch’elli dice che s'era levato più che non soleva, debbiamo sapere, secondo che è stato detto3 nelli altri pianeti, che la più bassa lunghezza di

  1. C. M. che la santa Teologia che non si manifesta in
  2. C. M. Marte. Riso è segno di letizia, e qui si pone per lo splendore: e se lo testo dice viso s’intende apparenzie: Marte è di colore di fuoco, come lo Sole è di colore d’oro. Che
  3. C. M. detto delli altri pianeti raccontati di sopra ch’è la più bassa lunghezza di Marte, che è la più alta dal Sole, è trentamilia volte mille e no-