Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/435

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[v. 91-102] c o m m e n t o 423

Marte, che è la più alta del Sole, è tremilia volte e novecento sessanta cinque migliaia di miglia, e la più alta lunghezza è ventotto volte mille volte, mille et ottocento quaranta sette migliaia di millia. Et intendesi per questo quanto è distante da la terra, e quanto dista da l’altro pianeto che è di sotto da lui. Et è lo corpo di Marte, cioè lo suo diametro è tanto, quanto lo diametro della terra e la sesta parte di quello, secondo che dice Alfragano cap. xxi e cap. xxii. Con tutto ’l quore e con quella favella, Ch’è una in tutti; cioè co la favella mentale, la quale è una in tutti gli omini, a Dio feci olocausto; cioè sacrificio perfetto, cioè tutto incenso; e questo era quando l’ostia tutta s’ardea e niente se ne mangiava: così vuole dire l’autore che fece orazione a Dio, rendendoli grazie del dono conceduto, tutto ardente di carità d’Iddio. Qual; cioè tale sacrificio quale, conveniasi a la grazia novella; cioè a la grazia di nuovo ricevuta, cioè d’essere levato al pianeto di Marte.

C. XIV — v. 91-102. In questi quattro ternari Io nostro autore finge come era fatto lo pianeto di Marte, nel quale elli si trovò entrato, dicendo. E non era anco del mio petto esausto; cioè non era compiuto e consummato l’ardore della carità del mio petto, dice l’autore, col quale io rendeva grazie a Dio, e però dice: L’ardor del sacrificio; cioè lo fervore col quale io facea lo sacrificio a Dio ne la mia mente, ch’io cognobbi; cioè che io Dante cognobbi, Il solitario stato; cioè lo stato dei santi Padri, che erano stati ne l’eremo a combattere1 col dimonio, accetto; cioè a Dio, e fausto; cioè felice, come fu lo stato di santo Paulo primo eremito, di santo Antone2 e di santo Maccario. Chè; cioè imperò che, con tanto lucore; cioè splendore, e tanto robbi3; cioè e sì rossi, di colore di fuoco, M’aparveno; cioè a me Dante apparittono, splendor; cioè di beati spiriti, dentro a du’ raggi; cioè dentro a due liste raggiose4, le quali finge l’autore che vedesse stare in croce l’una in su l’altra, Ch’io; cioè Dante, dissi; vedendo li spiriti dentro a quelli due raggi sì splendidi: O Helios5; cioè Iddio: Helios in lingua ebrea è a dire Iddio; quasi meraviglian-


    vecento sessantacinque migliaia di millia. E la più alta lunghezza è vinti otto volte mille volte mille, et ottocento quarantasette migliaia di millia: e questa è la più bassa lungezza di Giove. E per questo s’intende quanto è distante dalla terra è quanto lo diametro della terra e la sesta parte più, secondo che dice Alfagrano cap. xxi, e cap. xxii. Con tutto che l’autore finge d’essere salito così presto, lo cammino fu lunghissimo; ma si dè intender secondo la mente che in un attimo si leva fine a Dio. Con

  1. C. M. colla carne e col
  2. Antone; Antonio come testimone e testimonio. E.
  3. Robbi; rossi, dal latino rubeus. E.
  4. Raggioso; avente raggi, pieno di raggi. E.
  5. El ed Eli nomi sono di Dio, donde i Greci formarono Ἥλιος, che significa Sole, stimato deità. E.