Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/490

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     478 p a r a d i s o   xvi. [v. 88-99]   

sempre gira, Così fa di Firenze; cioè de la vostra città, la Fortuna; che sempre o ella fa crescere, o ella fa mancare. Per che; cioè per la qual cosa, non dè parer mirabil cosa; cioè a te Dante, Ciò ch’io; cioè quello, che io Cacciaguida, dirò degli alti; cittadini, Fiorentini; cioè di quelli che furno degni di più alti scanni, come fu dimandato di sopra da l’autore, Di cui; cioè de’quali, la fama è nascosa; cioè è appiattata, nel tempo: imperò che lo tempo àe recato a fine loro e la loro fama; unde Lucano: Omnia carpit aetas. E qui finisce la prima lezione del canto xvi, et incominciasi la seconda.

Io viddi li Ughi, ec. Questa è la seconda lezione del canto xvi, ne la quale l’autore nostro finge che messer Cacciaguida, continuando lo suo parlare, fatta l’escusazione a l’obiezione che si poteva fare da Dante di sopra, racconta li antichi, alti e degni d’onore cittadini di Firenze che furno al tempo suo, secondo la quarta dimanda di Dante. E dividesi questa lezione in parti sei: imperò che prima finge ch’elli racconti quelli che furno abitanti in diverse parti di Fiorenza, come diremo quando sporremo lo testo, e racconta alquanti insieme; ne la seconda finge che ne racconti un’altra brigata, et incominciasi quine: Quei de la Pressa ec.; ne la terza finge che ne racconti un’altra brigata ancora, et incominciasi quine: Così facean li padri di coloro ec.; ne la quarta parte anco continua lo suo parlare d’un’altra brigata, faccendo menzione de’Peruzzi, et incominciasi quine: Io dirò cosa ec.; ne la quinta parte fa menzione de’ Buondalmonti e d’altri cittadini antichi ancora, et incominciasi quine: La casa di che parla ec.; ne la sesta parte conchiude lo suo parlare, et incominciasi quine: Con queste genti ec. Divisa adunqua la lezione, ora è da vedere l’esposizione del testo colle allegorie e moralitadi che vi saranno, che poche saranno: imperò che tutta questa lezione è istoriale: imperò che conta li casati di Fiorenza.

C. XVI — v. 88-99. In questi quattro ternari lo nostro autore finge che messer Cacciaguida, continuando lo suo parlare, incominciasse a contare li grandi cittadini che furno al suo tempo, cioè nel 1015, dicendo così: Io; cioè Cacciaguida. viddi li Ughi; questi furno grandi et antichissimi cittadini, e furno fondatori de la Chiesa di santa Maria a Ughi, e tutto il poggio di monte Ughi fu loro, et oggi sono spenti, e vidd’io; cioè io Cacciaguida, i Catellini; questi anco furno antichissimi cittadini, et al presente non è ricordo di loro: dicesi che i figliuoli di Tieri nati fussono di loro legnaggio, Filippi; questi furno antichi cittadini, grandi e possenti et abitavano in mercato nuovo, ora sono nulla, Greci; questi anco furno grandi cittadini, e fu loro tutto lo borgo dei Greci, oggi sono spenti, salvo che n’è in Bologna di loro lengnaggio, Ormanni;