Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/530

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     518 p a r a d i s o   x v i i i . [v. 27-51]

l’anima tolta; cioè tutta la virtù de l’anima presa, Così nel fiammeggiar; cioè così nel risplendere, che gittava fiamme di carità del fulgor santo; cioè di quello beato spirito, del quale è detto di sopra che era come uno splendore: imperò che in sì fatta spezie àe finto l’autore che li siano appariti li spiriti beati, A ch’io; cioè al quale io Dante, mi volse; cioè volse me ammonito da Beatrice, cognobbi la vollia; cioè compresi la voluntà, In lui; cioè nel detto spirito esistente, di ragionarmi; cioè di ragionare a me Dante, ancora; oltra quello, che m’avea ragionato, alquanto; cioè alcuna altra cosa. E questa voluntà fu ne l’autore, benchè per modo poetico abbia detto che fusse nel predetto beato spirito, cioè di volere notificare chi era da essere nominato tra quelli beati spiriti, ch’elli àe finto d’essere nella croce che elli àe finto che sia nella spera di Marte.

C. XVIII — v. 27-51. In questi otto ternari lo nostro autore finge come lo beato spirito; cioè messer Cacciaguida, al quale s’era volto per lo conforto e per l’ammonimento di Beatrice, li parlò e nominolli alquanti di quelli spiriti che erano nella croce di Marte, dicendo così: El; cioè lo detto spirito, cominciò; cioè a parlare in questa forma, cioè: In questa quinta sollia; cioè in questo quinto pianeto, Dell’arbore; cioè nel quale si rappresenta l’arbore de la santa croce, che; cioè lo quale arbore, vive de la cima; cioè vive della sua altezza, cioè quinde trae vita: l’altezza di questo arbore, cioè de la croce, fu et è Cristo: però che lo capo de’ martiri, che anno sostenuto pena e tormento per manifestare la verità de la nostra salute, è stato elli; e tutti li sangui sparti per li santi martiri ànno avuto efficacia per la passione di Cristo, sicchè ben dice che questo arbore vive de la cima, dove li altri viveno delle radici, E frutta sempre, cioè lo detto arbore: imperò che, come elli fu cagione de la salute dei santi Padri che erano nel limbo, che andasseno a vita eterna; così è cagione di quelli, che vi sono iti poi e che v’anderanno infine al di’ ultimo de l’iudicio, e mai non perde follia: imperò che quelle virtù, che furno mostrate da Cristo e che furno mostrate da’ santi martiri e che si mosterranno da quelli che sosterranno martirio et eziandio da tutti fideli cristiani, sono le frondi di questo arbore et ànno essenzia per la virtù di questo arbore de la croce, e permanenzia sempre et aranno in perpetuo; sicchè lo frutto dell’arbore è la beatitudine di vita eterna, e le frondi sono le virtù: e come questa beatitudine continuamente s’acquista di di’ in di’ da’ fideli cristiani, et acquistata durerà in perpetuo; così le virtù che s’aoperano, mentre che si vive, e lo loro merito e la loro memoria in perpetuo durerà in vita eterna; sicchè ben dice l’autore che sempre frutta e mai non perde follia, Spiriti son beati; cioè ine la quinta sollia, della quale è detto, si rappresentano, che: cioè li quali, giù;