Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/71

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giore che nell’altro più rimoto; niente di meno lo splendore è equale e non è più turbo nello specchio più da lungi che nei due più presso. E così per simile, se lo raro è nella Luna e poi lo denso di po’ lo raro, benchè lo raggio del Sole passi più addentro quine u’è lo raro, che qui u’è lo denso; niente di meno equalmente dè splendere, e non più turbo quine che altrove, come detto è, ne li specchi, e come si può vedere per esperienzia. E per questo seguita che non sia vera la cagione proposta di sopra, che disse che nè lo turbo che era nella Luna era, perchè li raggi solari che perquoteno nella Luna, si rifrangono più a drieto che altro, perchè lo raro è quine più a drieto che altro; e però dice lo testo: Tre specchi prenderai; cioè tu, Dante, e chiunqua à sì fatta oppinione; e bene arreca la similitudine delli specchi a proposito: imperò che, come detto fu di sopra, la Luna è fatta come uno specchio che lume non à da sè; ma è ricettiva di lume del Sole e quello riflette giù a noi, e non è mai che non sia illuminata, benchè da noi non si possa vedere se none, alcuna volta niente, alcuna volta parte, et alcuna volta tutta se non quando è lo eclissi lunare 1 che può essere ogni 6 mesi, quando la Luna si trova in cauda draconis, o vero in capite, e lo Sole in opposita parte: imperò che la terra entra in mezzo tra la Luna et il Sole, et a l’ora l’ombra della terra occupa la Luna, sì che non può vedere lo Sole insin che non è uscita di mezzo l’ombra della terra, la quale col suo corpo occupa la Luna: tanto è bassa; ma li altri pianeti non può occupare perchè sono più alti, e però non ànno eclissi, e i du’; cioè specchi, rimovi; cioè tu, Dante, Da te; cioè da lungi da te, d’un modo; cioè parimente, non più l’uno che l’altro, e l’altro; cioè specchio, più rimosso; da te, s’intende, che i du’ di prima, Tr’ambo li primi; cioè in mezzo dei du’ primi specchi più presso, li occhi tuoi; cioè di te Dante, ritrovi; cioè quello specchio più da lunga, Rivolti adesso; cioè ad esso specchio posto da lunga li tuoi occhi, e fa; cioè tu, Dante, che di po ’l dosso; cioè tuo, Ti stia un lume che; cioè lo quale lume posto di po’ le tue spalle, i tre specchi; cioè detti di sopra, posti 2 disequalmente, accenda; cioè faccia accesi di sè, sicchè in essi risplenda, E torni a te; cioè a te Dante lo detto lume, da tutti; cioè li tre specchi, ripercosso; cioè riflesso alli occhi tuoi lo detto lume. E per questo pare che l’occhio non vegga, mettendo fuora lo raggio visuale; ma ricevendo lo raggio della cosa veduta, come molti tegnano. Benchè nel quanto; cioè nella quantità 3 del Sole e del lume più di lunge, non si stenda La vista più lontana; cioè più dilungata, tanto; cioè quanto

  1. C. M. lunare che si vede turba, del quale è stato ditto di sopra, e i du;
  2. C. M. pone equalmente,
  3. C. M. quantità del lume