Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/813

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finge come Beatrice, poi che l’ebbe tirato nel mezzo, li mostrò lo giro de la città santa, de la Ierusalem celeste, e la quantità de beati, et in particulare la sedia che aspettava lo imperadore Enrico di Lusimborgo, dicendo così: Vedi; cioè tu, Dante, nostra Città; cioè la celeste Ierusalem, che significa visione di pace, quant’ella gira; cioè quant’ella è grande! Quasi dica: Vedi ch’ella è immensurabile! Vedi li nostri scanni; cioè le nostre sedie, sì ripieni; per questo dà ad intendere che ’l numero de’ beati è grandissimo, poi che dice le sedie essere tanto piene, Che poca gente più ci si disira; cioè si desidera che vegna quassù, cioè in vita eterna; e per questo dà ad intendere che ’l numero delli eletti sia pressochè compiuto. E finge l’autore che lo dica Beatrice, benchè lo lettore debbe bene intendere che lo dice elli, e debbe pensare che ragione mosse l’autore a fingere questo, se non che li antichi vissono più virtuosamente, che non si viveva al tempo suo, e che più n’andavano a salute. E se altri volesse arguire; Elli è durato possa lo mondo, che sono state più di quattro mortalità di quelle ch’abbiamo vedute, sicchè li scanni doverebbono essere pieni, puòsi rispondere che la genie è tanto peggiorata e lo suo vivere, che, benchè li morti siano molti, li salvati sono poghissimi. E quel gran seggio; finge l’autore che Beatrice, continuando lo suo parlare, dicesse a lui dimostrandoli la sedia che aspettava lo imperadorc Enrico 1 conte di Lusimborgo, lo quale nel 1300, quando l’autore finge che avesse questa visione, non era ancora morto; ma possa morì manzi che l’autore fosse venuto a questo punto; e però fa questa fizione che Beatrice li dimostra la sua sedia inanzi che muoia; e dice grande sedia, avendo rispetto a la persona che vi dovea su sedere, a che; cioè a la quale sedia, tu; cioè Dante, li occhi tieni; cioè ragguardi colli occhi tuoi, Per la corona; ora finge che insegna, acciò che si cognoscesse chi vi doveva sedere: v’era in su la sedia una corona, che; cioè la quale corona, già v’è su posta; cioè in su la detta sedia, dove debbe sedere l’anima del detto Enrico, Prima che tu; cioè Dante, a queste nozze ceni; cioè prima che tu vegni a questa beatitudine. E perchè si chiami la beatitudine cena, potrebbe alcuno dubitare: imperò che nella sacra Scrittura si chiama così; e di questo si può rendere cagione; prima che li antichi tutte le feste e conviti facevano da sera, e non da mattina; appresso, perchè la cena significa l’ultima refezione del di’, e quella beatitudine è l’ultima refezione de’ beati,

  1. Arrigo o Enrico di Lucemburgo era di Val di Reno della Magna e cinse la corona di ferro nel 6 gennaio del 1311. La sua coronazione imperiale seguì a Roma nel Laterano addi’ 29 giugno 1312. Nell’agosto del 1313 avviatosi in verso Napoli, cadde malato a Bonconvento, castello a dodici miglia da Siena, ed ivi morì ai 24 dello stesso mese. E.