76Quanto lì da Beatrice la mia vista;
Ma nulla mi facea: chè la sua effige1
Non descendeva a me per mezzo mista.
79O donna, in cui la mia speranza vige,2
E che soffristi per la mia salute
In Inferno lasciar le tue vestige,3
82Di tante cose, quant’io ò vedute,
Dal tuo podere e da la tua bontà te
Ricognosco la grazia e la virtute.
85Tu m’ài di servo tratto a libertate
Per tutte quelle vie, per tutt’i modi,
Che di ciò fare avean potestate.4
88La tua magnificenzia in me custodi
Sì, che l’anima mia, che fatt’ài sana,
Piacente a Dio dal corpo la disnodi.5
91Così orai; e quella sì lontana,
Come parea, sorrise, e riguardommi:
Poi si tornò a l’eterna fontana.
94El santo Sene: Acciò che tu assommi
Perfettamente, disse, il tuo cammino,
A che priego et amor santo mandommi,
97Vola co li occhi per questo giardino:
Chè veder lui t’acconcerà lo sguardo
Più a montar per lo raggio divino;
100E la Regina del Cielo, unde io ardo
Tutto d’amore, ne farà ogni grazia:
Però ch’io sono il suo fidel Bernardo.
- ↑ v. 77. C. M. C. A. chè sua
- ↑ v. 79. Vige, secondo il vigeo latino. E.
- ↑ v. 81. Vestige, vestigie dai singolare vestigia. E.
- ↑ v. 87. C. A. avevi in potestate
- ↑ v. 90. C. A. si disnodi.