Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/86

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76Che vedrai non capere in questi giri,
     S’ esser in carità è qui necesse,
     E se la sua natura ben rimiri;
79Anti è formale ad esto beato esse1
     Tenersi dentro alla divina vollia,
     Per che una fansi nostre vollie stesse.
82Sì che come noi siam di sollia in sollia2
     In questo regno, a tutto ’l regno piace,3
     Come a lo Re ch’ al suo voler n’ envollia.4
85E la sua voluntà è nostra pace:
     Ell’ è quel mare al qual tutto si muove
     Ciò ch’ ella crea, o che natura face.
88Chiaro mi fu allor com’ ogni dove
     In Cielo è paradiso, e sì la grazia
     Del Sommo Ben d’ un modo non vi piove.
91Ma sì come elli avvien s’ un cibo sazia,
     E de l’ altro rimane ancor la gola,5
     Che quel si chiere, e di quel si ringrazia;6
94Così fec’ io con atto e con parola,
     Per apprender di lei qual fu la tela,
     Unde non trasse infin al cò la spola.
97Perfetta vita et alto merto inciela
     Donna più su, mi disse, alla cui norma
     Nel vostro mondo giù si veste e vela,
100Perchè sin al morir si vegghi o dorma7
     Con quello sposo ch’ ogni voto accetta,
     Che carità al suo piacer conforma.

  1. v. 79. Esse; condizione, stato, voce primitiva, derivata dall’ esse latino e qui
    adoperata a mo’ di sustantivo. E.
  2. v. 82. C. A. E si come noi sem
  3. v. 83. C. A. Per questo
  4. v. 84. C. A. Siccome al Re che suo voler ne invoglia,
  5. v. 92. C. A. E d’ un altro
  6. v. 93. C. M. si chiede -: e il nostro e il Cod. Ant. chiere dal quœrere latino, ed appo de’ Classici truovasi l’ uno e l’altro come fere e fiede, chiere e chiede. E.
  7. v. 100. C. M. e dorma