Pagina:Compendio del trattato teorico e pratico sopra la coltivazione della vite.djvu/23

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coltivare, e non danno mai luogo a sgrottamenti: conseguentemente esse devono meritare la preferenza. Vengono in seguito le costiere, il cui pendio più o meno rapido offre per tutto nelle coltivazione le ineguaglianze che si rimarcano sul terreno. L’azione delle procelle levando alle parli superiori tutto quello strato di terra vegetabile, che attornava la pianta, la lascia in un tale stato di privazione, che il suo stelo sradicato, i suoi sarmenti corti e fragili, in parte spogliati di foglie, annunciano quanto basta, che la sterilità del suolo non può convenirle.

Sebbene gl’inconvenienti, che presenta la base della montagna, siano di opposta natura, non sono perciò meno pericolosi. I ceppi sepolti sotto quegli strati di terra, che le grandi piogge ànno staccati dalla sommità, colla brillante apparenza, che presentano le loro foglie, e i loro steli, non danno che cattiva uva, marciosa sempre prima di essere arrivata all’epoca della maturità. Il mezzo della collina è dunque la posizione più favorevole: là non si deve temere l’abbondanza nociva della base, e lo spoglio totale della sommità. Il sole vi agisce in modo più efficace sull’uva, la cui qualità è ben diversa da quella delle altre estremità. «Si osserva che se il vino del basso della montagna, che si nomina chiuso Vougeot vale 300 franchi alla botte, quello del mezzo si vende 900 franchi, e quello dell’alto solamente 600 franchi.»

Sarebbe impossibile indicare qui quale sia lo strato superiore di terra il più proprio alla vite: varia all’infinito secondo la natura del clima: tutte le ipotesi, che si potrebbero avanzare su questo proposito, non essendo che gratuite supposizioni, sarebbero piuttosto nocive, che vantaggiose.