Pagina:Compendio del trattato teorico e pratico sopra la coltivazione della vite.djvu/47

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piegato per tutto: ma se prestano attenzione al mezzogiorno, dove il legno è carissimo, troveranno che i vignajuoli ànno riconosciuto il vantaggio delle palizzate in modo, che le fanno veramente in maniera dispendiosa, dando troppa altezza ai loro pali, i quali ridotti alla metà ne farebbero due per ciascheduno, e quegli stessi coltivatori si decideranno senza pena a seguire un così buon esempio. In oltre, in cambio di mettere dei pali ad ogni stipite, si può collocarne uno soltanto fra due, alla distanza di tre, quattro piedi, e riunirli in alto e in basso con piccole pertiche di buon legno di quercia di sei, otto piedi di lunghezza; e per impedire che si marciscano, o siano rotti nella parte più bassa (operazione essenzialissima per premunire la vite contro il gelo) si carbonizza la parte inferiore del palo, e si ricopre la superiore, egualmente che l’estremità delle pertiche di due buoni strati di pittura comune con olio. Così resisteranno più di venti anni ad ogni intemperie.

Quanto alle viti nane, come quelle delle campagne, e de’ paesi settentrionali, non possono essere palizzate. Ma mettendo un palo tra due stipiti, si possono attaccare ad esso, dandogli una forma mezzo-circolare, favorevolissima all’azione del succo.

Avvi di quelle costiere un poco aride, dove si potrà dispensarsi anche dal mettere pali, in vista alla forza dello stipite, e alla di lui poca altezza. L’uva non sarà giammai esposta a giacere sulla superficie della terra.

Cominciano a venire i buoni giorni? Sono già per il vignajuolo l’aurora di sua speranza, e della dolce ricompensa a tante pene, e tanti travagli.