Pagina:Compendio del trattato teorico e pratico sopra la coltivazione della vite.djvu/63

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Non è lo stesso dei gorgoglioni (charançons) dei quali puossi disfarsene facilmente, levando dal ceppo le foglie attorcigliate, in cui si trovano. Bisogna avere la precauzione di tagliarle con forbici, e metterle in un grembiale, che serva a portarle fuori della vigna, dove si devono abbruciare completamente. L’urbec, il becmore, il gribouri, l’hanneton, non potendo nello stato di verme sostenere le intemperie delle stagioni, n’evitano le variazioni restando nell’interno della terra, dove vivono a spese delle radici. Ma se nell’inverno lavorate una volta la vigna, questo semplicissimo mezzo ne distrugge una prodigiosa quantità.

Se si depone fra le pergole, o i viali, nei monti di letame poco consumato, nei quali possa stabilirsi la fermentazione, attratti dallo sviluppo dell’odore, e del calore, vi accorrono, e alla fine d’inverno dandovi fuoco se ne fa perire un gran numero. La preferenza che danno alle radici de’ legumi, come la lattuga, la fava di mare, somministra un altro mezzo per distruggerli.

Si pianta nell’intermedio de’ differenti ceppi della fava di mare, ed allorchè il suo esterno annuncia che le radici sono attaccate, si cava la pianta colla vanga, lasciandovi la terra che la contorna. Si espone al sole, il quale col suo calore fa perire tutti questi insetti.

Ve n’è uno però, che dovete risparmiare, ed è il così detto (carabe), o la giard niera, la cui grossezza sorpassa quella del nominato (hanneton). Lo riconoscerete dal suo bel vestito verde con righe longitudinali, e seminato di piccoli punti d’oro. Non dovete temere niente da lui per gli steli o le