Pagina:Copernico - Poemetto Astronomico.djvu/12

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(XI.)


Religione de i Siderei corpi,
Che adoraste tremanti, e ginocchioni
Quella luce di calma apportatrice
180Che dopo il furiar della Marea
Suole apparir su le bagnate antenne,
Come foss’ella Castore, e Polluce,
Tutelari del mar dei nocchier speme,
Che dai Poeti fur conversi in Stelle.
185I divini Poeti, i sacri Vati
D’alloro trionfal ricinti il capo,
E folgorando di celesti idee,
E da Febo spirati, e dalle sante
Vergini Dee, che in Elicona han tempio,
190Con gli Astronomi fer concordia e lega.
Scorti da fantasia focosa e viva
Essi gli Astri mirando erranti, e i fissi,
E i lor moti costanti, e il suo splendore
Vario brillante nell’aerea piaggia,
195E i differenti siti, e il non conforme
Volto, e valore, e il numero distinto
Di quelle fiamme in molte fogge accese,
Al suon di loro cetre, e di lor trombe
Dieron vita alle Stelle, ed ai Pianeti,
200Ed animaron le celesti Sfere.


b 2 Con