Pagina:Copernico - Poemetto Astronomico.djvu/56

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( LV. )


Che gli Uomini nascenti a un tempo, a un punto
Guida, e strascina, e divien lor destino.
Danno, ed abborro il Fanatismo pazzo,
E la credenza immaginaria e vile,
1190Ch’abbian sino le piante, e l’erbe, e i sassi
Le proprie stelle Antagoniste, e amiche.
Ma credo ben, che i corpi tutti, e tutte
Le celesti sostanze, e le terrene
Abbian fra lor legami ignoti eterni,
1195E reciproci effetti oprino insieme,
Le di cui meraviglie han fatto in vano
Meditar i Filosofi inventando
Dottrine illustri, ma lontane troppo
Dal Mecanismo onnipotente ignoto
1200Della gran Mente, che governa il Mondo.
Io rispetto color, che all’età prische,
Attribuiron molta forza, e molto
Ai Pianeti valor; nè pensar posso,
Che pellegrini Genj, e Spirti eletti
1205Ne i penetrali di Natura ammessi,
Abbian mai sempre delirato, e al tutto
L’esperienze lor sien nulle e vane.
Ma non creder perciò, che sul mio collo
D’autorità tiranna io soffra il giogo,