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COSMORAMA


PITTORICO.




N.ro 36. MOLTO per POCO 1835.







GLI SCAVI DI BRESCIA.
Un frammento di colonna mezzo, corrosa dagli anni ed annerita dal fumo, sorgeva appena dal suolo in uno dei più frequentati quartieri di Brescia, e pareva un inutile inciampo ai passeggieri, un’incomposta macerie abbandonata al pubblico vitupero.

Quel misero avanzo, quell’inconcludente frantume celava nient’altro che la più augusta opera monumentale di Brescia romana, il tempio eretto alla Vittoria, nel secolo di Vespasiano. Il sepolcro di tredici secoli, dopo le devastazioni e gli incendj dei barbari ne’ bassi tempi, e dopo il franamento del circostante terreno che aveva inabissato ogni orma di edificio, aveva bastato a cancellare ogni memoria di questo antico sacrario. Il caso doveva restituirlo alla pubblica ammirazione.

Gli scavi fatti in questo tratto di terreno nell’anno 1826 discopersero avanzi monumentali,
a cui quel frammento di colonna apparteneva. Io visitava quegli scavi nell’anno 1828, e tutto il prospetto esteriore del tempio era stato già dissepolto, e presentava un magnifico pronao a colonnati, a cui si accedeva per un’ampia scalea. Presentavano allora questi scavi l’imagine che offro nell’annessa tavola: le colonne scanalate, con bellissimi piedestalli, erano infrante: qua e là giacevano avanzi di cornici e di ornati di una leggiadrissima foggia, e una mano di operai diretta dal diligentissimo Basiletti, stava assiduamente scavando le macerie che ingombravano l’interior parte del tempio. Ogni giorno si disotterravano preziosi frammenti di are, di idoletti, di fregi ornamentali, e si riconosceva l’esatta pianta dell’edificio. Dai resti di un’iscrizione latina, deduceva il dottissimo archeologo Labus l’epoca precisa e la consacrazione di questo tempio: ma ancora mancava la divinità cui