Pagina:De' matematici italiani anteriori all'invenzione della stampa.djvu/10

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

2

in fronte alle carte che imprendo a scrivere; nelle quali intendo far cosa non disutile ed anzi gradita a chiunque senza coltivare ex professo le matematiche, non sia poi indifferente al pregio che all’Italia deriva dal merito scientifico de’ suoi figliuoli.

E ciò verrò facendo assai brevemente, per la estensione del subbietto, e in maniera del tutto storica; e prevalendomi in gran parte degli accuratissimi lavori di che le scienze e gli scienziati debbono essere grati al Principe sullodato.

È ben vero che il grande storico della letteratura italiana non trascurò queste ricerche, anzi con molta cura se ne occupò: ma, nelle proporzioni dell’opera sua, se egli poteva ragionare degli uomini più cospicui, ed anzi discendere per essi fino ad investigazioni biografiche, non poteva poi egli fermarsi a nomi meno illustri, ma pure degni della memoria de’ posteri. Ed anche gli mancarono parecchie opportune notizie. E molte di queste ora non mancano grazie alle cure dell’egregio Principe romano, che non perdonando nè a fatiche nè a spese esaminò e fece frugare e copiare, ovunque potè scoprirne, codici e monumenti antichi, e stampe rarissime; e le raccolte copiose notizie, confrontandole con quanto da altri ne era stato detto, pubblicò con diligenza insuperabile, e con una esattezza che fa stupore. E non contento ad illustrare coll’erudizione la storia degli antichi matematici italiani, ed in ispecie di Leonardo da Pisa, fu altresì il primo che ne pubblicasse le opere tuttavia inedite, e che in parte si credevan perdute: e certo erano come smarrite e inutili pel pubblico, perchè giacenti, e in parte inosservate, in assai poche Biblioteche. Ma sopra queste non molto mi tratterrò: perchè l’intento mio, giova ridirlo, è di discorrerne storicamente a lettori non matematici.