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poi quell’Antonio de’ Mazzinghi del quale abbiam ragionato più sopra discorrendo della scuola di Leonardo da Pisa.1

Non cessò nella Toscana il fervore per l’astronomia anche nel seguente secolo xv; che anzi "niuna provincia sì ardentemente si volse a coltivar tali studj, quanto la Toscana"2. I nomi di quegli astronomi, fra’ quali vanno purtroppo frammisti non pochi astrologi, ed anzi alcuni apologisti di questa vana e folle disciplina, si può vederli nello Ximenes3: il Tiraboschi ne annoverò i più cospicui, e presso



gli altri Filosofi Toscani di quei tempi, mercè le sue dottissime opere, Maestro Domenico d’Arezzo, cioè Domenico figlio di Maestro Bandino precettore accreditato di grammatica, ossia del Trivio, in Arezzo sua patria, ove morì di peste nel 1348. Domenico adunque nato in Arezzo nel 1340 fece grandi e veloci progressi negli studj, sicchè giunse ad essere precettore di grammatica e di rettorica nella medesima sua patria; ma essendo ella infetta di peste nel 1374 se ne andò a Bologna, dove insegnò pubblicamente la rettorica sopra quella di Cicerone, che per que’ tempi fu novità importantissima. Di poi se n’andò a Padova presso Francesco da Carrara, ed ivi strinse amicizia con Francesco Petrarca, e vi morì intorno al 1415. Ei compose ...... una vastissima opera che può dirsi meritamente enciclopedica intitolata Fons memorabilium Universi, la quale con vergogna del paese mai è stata pubblicata colle stampe e forse mai lo sarà.»

  1. Boncompagni Notizie ecc. pag. 153 e seg.
    Un certo Giovanni di Dante Aretino circa il 1370 tradusse in latino la Geometria di Magrobuono Arabo (Mehus p. 155) — Targioni-Tozzetti Not. sulla St. delle Sc. fisiche in Toscana lib. ii Cap. 7 pag. 98 99.
  2. Tiraboschi, St. della lett. ital. Tom. vi Lib. ii Cap. 2 n. 56.
  3. Introd. al Gnom. Fiorent. Ivi inoltre si trova l’indicazione di parecchie opere anonime di questi tempi. (Ivi pag. c. e seg.)