Pagina:Dell'oreficeria antica.djvu/18

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logia di forme, di stile e di metodo, nell’opera della costruzione, che ci è forza inferirne l’unità del genere umano tutto disceso da una sola famiglia, e cresciuto in popoli e nazioni diverse, che si distesero su la faccia del globo.

Questa unità ancor meglio che dai grandi monumenti è comprovata dai più minuti lavori di oro, e dai gioielli meglio conservati che si trovarono, non sono molti anni trascorsi, nelle tombe nuovamente scavate in Etruria, e nella Magna-Grecia, i quali somigliano assaissimo così nella forma come nella maniera con cui son lavorati, alle gioie che adornano le antiche divinità indiane, agli ornamenti rinvenuti a Ninive dall’illustre Layard, ed a quelli ancora di Egitto dissotterrati dal meritissimo ed infaticabile Mariette. In effetto chi oggi non concede che in Oriente nascesse la umana civiltà? Ma per quali vie e per quali catastrofi si spandesse poi nelle diverse parti del mondo, non è intento mio d’investigare, bastandomi aver fatto notare che i lavori d’oreficeria più antichi sono se non uguali almeno simili presso tutte le nazioni primitive, e che quelle popolazioni dovettero alle ricchezze accoppiare la conoscenza di alcuni speciali processi e chimici e meccanici, e che finalmente gli antichi ornamenti giunti in sino a noi ci palesano manifestamente come per la eleganza delle forme e la squisitezza del lavoro fra tutti gli altri primeggiano i gioielli di Grecia e d’Italia.