Pagina:Dell'oreficeria antica.djvu/74

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essere imitato presso gli Etruschi, non serbò il tipo arcaico che ebbe da prima, e fu riprodotto secondo l’arte più compiuta della penisola italica, onde sì vede esser diverso nei due paesi tanto nella forma, quanto nella materia e negli ornati, crescendo tal differenza col progresso dei tempi. Quelli egiziani giunti fino a noi sono di smalto, porfido, basalte, e raramente di pietre dure; quelli etruschi sono di corniole, onici, sardoniche, alabastri, e raramente di smalti: se ne trovano di ambidue le contrade così di granate come di ferro aereolitico e di gemme. Quelli di Egitto sono l’esatta riproduzione dell’insetto, quelli etruschi hanno dell’esagerato, specialmente al dosso che è spesso rilevato oltre misura: la parte inferiore della pietra, quasi sempre incisa, rappresenta, negli egizi, geroglifici, o deità, e in quelli etruschi, salvo qualche rara copia di simboli egiziani, il soggetto è generalmente preso dalla mitologia greca. Sembra però che in ambo i paesi questa figura d’insetto servisse come amuleto, e come ornamento; ma si può dire che gl’Italiani ricevessero tal costume superstizioso senza riferirvi egual significato. Ma per gli stranieri che agli Etruschi recarono lo scarabeo, esso facea parte, a dir così, di religione: e Plinio ci dice che e’ lo avevano in tal venerazione perchè questo insetto spingendo con le gambe posteriori piccole porzioncelle di fango o di sucidume, che nel ravvolgersi così sopra se stesse prendono la forma rotonda, fa dei globi giranti. Strana cagione per credere essere lo scarabeo una