Pagina:Delle cinque piaghe della Santa Chiesa (Rosmini).djvu/74

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nio di sedi episcopali vendute al maggior offerente: quindi levate sui troni della Chiesa anime vili, pel solo merito di esser vili, cioè di esser ligie al principe e di coltivare i vizi; quindi degradazione e corruzione trabocchevole nel clero e nel popolo, e tutti i mali che da questo orribile stato di cose si aggravavano in sulla misera Chiesa, i quali ridondavano poscia (e i monarchi non se n’accorgono) nello Stato medesimo, e lo urtavano, lo turbavano, il laceravano, e l’impedivano da quel progresso d’incivilimento, al quale (conservata la giustizia dal civile potere) e la natura e la Religione di Cristo in bell’accordo associate conducono per sè sole con soavissimo corso le nazioni.

86. Il clero in tale oppressione ogni giorno più perdea la coscienza della sua dignità, della sua libertà; e si stimava compensato di tali perdite, di cui non conosceva più il prezzo, coll’aumento delle ricchezze e del potere temporale1.

Non già, che sia mai mancata nella chiesa una voce solenne che s’innalzasse dal profondo dell’umiliazione per dire ancora la verità. Questa non sarà mai taciuta al mondo: perocchè la Chiesa immortale non sarebbe più, da quell’istante che cessasse dall’annunziarla. Ma era come una voce solitaria, erano come de’ lamenti e de’ gemiti che s’ascoltano qua e colà uscire in mezzo a funerea campagna.

Io mi contenterò di riferire un passo di Floro, Diacono di Lione, che in questo secolo x, in cui le elezioni de’ Vescovi erano venute a sì mal partito, e la loro libertà quasi del tutto perita, tolse a scrivere un libro appunto «


    lezioni, cominciando dalle preghiere e dalle raccomandazioni, e finendo pei comandi, e per le violenze, non ha che a consultare il Tommasini, Vet. et Not. Eccl. discipl. P. I, L. i, c. liv.

  1. Si consideri l’abbiezione di queste parole del Vescovo Arturico riferite da Elmondo (in Cronico Sclavorum l. 1, c. 69 e 70., e basterà a conoscere quanto la maniera di pensare dei ministri dell’Onnipotente restò ammollita dalla ridondanza dei vantaggi temporali. «Le investiture dei Pontefici» dice questo Vescovo «sono permesse solo alla imperatoria dignità; che sola eccellente, e dopo Dio è fra’ figliuoli degli uomini la più sublime» (Un Vescovo che dichiara dopo Dio l’imperatoria dignità essere la più sublime! non rammentando più, che qualsivoglia sovrano temporale nella Chiesa, è un puro laico, un figliuolo di lei!), «la quale si acquistò questo onore con moltiplice usura»).Non si tratta solo di un onore; il dispensare i Vescovati è ufficio grandissimo, è diritto sacro e inalienabile della Chiesa. Può la Chiesa venderlo? Possono i principi comperarlo coi beni temporali? Che voleva altro Simone il mago) «nè fu con vana leggerezza che i degnissimi imperatori si fecero chiamare signori de’ vescovi.» (Un Vescovo che loda i principi laici perchè si fecero chiamare Signori de’ Vescovi!!!). «Ma compensarono questo scapito» (è dunque uno scapito?) «con amplissime ricchezze del regno» (la libertà della Chiesa si può compensare con ricchezze temporali? si può gittar quella che è la ricchezza unica lasciata alla Chiesa di Cristo, per prendersi queste che sole possono dare i monarchi del secolo??) «colle quali la Chiesa fu amplificata e più decentemente ornata» (di virtù? o anzi di un fatuo splendore esterno?). Nè ella oggimai reputi più avvilirsi col cedere alquanto alla soggezione; nè si vergogni inclinarsi ad un solo, pel quale può dominare in su molti» (singolare consiglio) degno veramente di un successore degli Apostoli! Ma la Chiesa non cerca di dominare, ma di salvare gli uomini; quello si fa coi beni temporali, ma questo colla virtù della parola di Dio e del Santo Spirito. Se la Chiesa fosse serva d’un uomo solo, ancorchè dominasse per mezzo di lui tutti gli altri, essa sarebbe da quell’ora ripudiata da Cristo). Ma il parlare di questo Vescovo è tanto strano, che gioverà ch’io rechi qui anche le stesse parole latine, acciocchè non sembri per avventura che le abbia inventate io, o alterate rendendole nella lingua italiana. Eccole adunque: Investiturae Pontificum imperatoriae tantum dignitati permissae sunt, quae sola excellens, et post Deum in filiis hominum praeminens, hunc honorem non sine foenore multiplici conquistavit. Neque Imperatores dignissimi levitate usi sunt, ut Episcoporum domini vocarentur, sed compensaverunt noxam hanc amplissimis regni divitiis, quibus Ecclesia copiosius aucta, decentius honestata, jam non vile reputet ad modicum cessisse subjectioni; non erubescat uni inclinari per quem possit in multos dominari. Chi potrebbe credere che recando questo passo Natale Alessandro aggiungesse del suo praeclare dictum!!!!