Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/291

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N. 6. l’i ht bcKdrri éfévcTO tOùv xpim<ìtujv Ik Taùrrii; Tfl<; h(Ìx»t;i ol U£T<l^ot dvftpidvTC^ ol irepi tòv Tpiiro&a (JuveareiliTei;, fnupooGc toO ■vTjoO ToO iv AfXnpolai, Kol ^Ttpoi toioOtoi ^v ’Aprim àvaK^oToi (§ 27).

La dt’rima parte poi del bottino (fatto dai Focesi sui Tessali sconfitti) serti alta coslruiione di quella immense statue che furono ^allocate intorno al tripode, di fronte alla cella del Nume delfico. A.Urtttante ti reggono in Aba.

Acche Fausania racconta di statue, e descrive statue, dedicate dai Focesi per riconoscere il Nume Delfico di una segnalata vittoria riportata da essi contro i Tessali. Ma, secondo la sua versione, una tale rittoria sarebbe stata una cosa antcrioro e diversa da quell’altra vittoria raccontata da Erodoto (e da Pausania pur confermata), ove ebbe tanta parto lo stratagcmnia di Telila. Oltredicliò Pausania fabbrica coni« uà terzo fatto: dandogli una cronologica precedenza sugli altri daa: del brutto laccio teso dai Focesi alla cavalloria tessalica, talee (juale si legge nel Capo seguente del Nostro. Là dove perù la cosa é raccontata in guisa che apparisce come un puro accidente di quella medesima battaglia, che fu principalmente vinta in grazia del bell’artifiaio di Telila; di quella medesima battaglia, a cui va congiunta, secondo Erodolo, la dedicazione delle statue nel tempio delfico e in Aba. Talmenteché giova forse il concludere: che Pausania abbia creato e»so tre avvenimenti, distìnti e lontaDi, di una azione sOBtan2Ìalmente unica, e di vari casi aderenti ad un fatto solo.

N. 7. xr.i; fdp Auipiboi; Xi’’P1<; iroftfdjv aTeivò(; TaÙTt) KaToxeivci, dx; TpifÌKOVTa 0Ta6(u;v.... li 6é X’^P’’\ adTr) ^orl nriTpónoXu; Aujpiéujv tu)v <v TTeXonovvf)ou) (g 31).

Poirhi là appunto (nella Doride) si itende quella angusta striscia di terra fhe forma il paese doriro, e che non mostra mai larf/heisa wta;/tfiore di trenta stadi, ìnt-rmestando fra i Mali ed i Focesi: Ut quale striscia di terra prima fu chiamata Driopide. h poi considerata questa regione, come la madrepatria di quei Dori che ora tengono il Peloponneso.

Dalla descrizione geografica che ci fa qui Erodoto della Doride, chiaramente apparìsce che questo piccolo paese ( culla antica di un gran popolo) era terminato a settentrione dall’Età; a mezzogiorno del ParoasBO; e poi, oltre alla giogaia del Cremi, arrivava Uno al ta»tv. Dovette appartenere infatti anticamente alla Doi-ide anche quella cittA di Carf(a o Scarfea, situata sul golfo Maliaco, che fu di poi natorbila dai Locresi. Ma la famosa tetrapoli era costituita precisamente dalle città di Pìndo, di Beone, dì Citinione e di Eriuco. Fra le quali Pìndo campeggiava, so uon altro, per essere designato sempre con questo nome il primo luogo dove i Dori posarono, dopo il loro sban