Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/45

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diversa. Ma con eguale distribuzione impiegarono, tanto in un ponte quanto nell’altro, due corde fatte di bianco lino e quattro papiracee. La grossezza e la buona apparenza erano per verità le medesime: ma le corde di lino avevano in confronto una saldezza molto maggiore, dappoichè bastava la lunghezza di un cubito per pesare un talento. E congiunto che fu lo stretto nel modo sopranarrato, gli architetti del ponte, fatti tagliar tronchi d’albero di tale misura che essa agguagliasse la larghezza del ponte stesso, li disposero ordinatamente sopra il tratto delle corde, da ambedue i lati; e così disposti, li strinsero di bel nuovo insieme il più fortemente che mai potevasi. Indi li rivestirono di sermenti: e dopo avere messi regolarmente in opera questi sermenti, ci trasportarono sopra dimolta terra. E con tale agglomerazione di terra condussero di qua e di là uno stecconato, il quale impediva che i giumenti e i cavalli, guardando dall’alto del ponte il mare sottoposto, per avventura non s’impaurissero.

37. Data poi che fu perfezione ai due ponti, come pure alle opere ordinate circa al monte Ato; e quando giunse l’avviso che la scavazione del canale era già compiutamente fornita, ed erano eziandio in pronto le dighe che si erano fatte alle imboccature del canale medesimo, per impedire che il libero flusso del mare non ci creasse qualche temibile interrimento; allora fu che l’esercito di Serse, dopo avere svernato a Sardi, e trovandosi allo aprirsi di primavera in perfetto assesto di guerra, incominciò a movere verso Abido. Ma nell’atto appunto che si moveva, avvenne che il sole, abbandonata la celeste sua sede, tutto ad un tratto scomparve; nè c’erano nubi

RICCI, Istorie Erodoto, III. 3